Nell’occhio esistono dei sistemi grazie ai quali è possibile far modificare al cristallino il proprio potere diottrico per permettere una visione nitida a diverse distanze. L’insieme di questi sistemi prende il nome di accomodazione . sono chiamati in causa i muscoli ciliari (che muovono indirettamente il cristallino), l’apparato zonulare e variazione di indice di rifrazione e di curvatura di varie parti della lente, soprattutto della sua superficie anteriore. L’aumento dinamico del potere rifrattivo del cristallino favorisce l’effetto convergente dei raggi incidenti. Il punto più vicino che il soggetto riesce a vedere a fuoco, prende il nome di punto prossimo. L’intervallo lineare tra il punto remoto e il punto prossimo prende il nome di ampiezza accomodativi. Questa, misurata in diottrie è data dalla differenza del potere rifrattivo dell’occhio a riposo e quello dell’occhio con la massima accomodazione. L’ampiezza accomodativi nel bambino raggiunge le 12 diottrie circa, andando avanti con l’età scende progressivamente essendo di 9 diottrie a vent’anni, di 4 a quaranta di 2 a cinquant’anni. Si considera che intorno ai 60-65 anni il potere accomodativi sia perso.
Nel mantenimento di una visione nitida da vicino vengono chiamati in causa altri sistemi muscolari considerati sinergici con l’accomodazione; essi sono rappresentati dalla miosi e dalla convergenza.
Da un punto di vista clinico la riduzione dell’ampiezza accomodativi si traduce in un aumento della distanza del punto prossimo. Quando questo fenomeno è tale da non permettere più una visione distinta da vicino (che si considera come standard a 33 cm) si parla di presbiopia, la cui insorgenza si colloca intorno a 40 anni e la cui entità aumenta progressivamente.
La presbiopia si corregge anteponendo lenti convergenti (positive) di potere diottrico pari a quello perso dall’accomodazione: 1-1.5 D a 40 anni, 2 D a 50 e 3 D a 60 anni.
La presbiopia quindi non è un’ametropia (i raggi non vanno a fuoco sulla retina ), ma una perdita del potere accomodativi del cristallino che avviene fisiologicamente in tutti gli occhi indipendentemente da eventuali difetti visivi.