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sabato 31 dicembre 2011


Tossinfezione da Clostridium botulinum

C. botulinum è un bacillo Gram-positivo, anaerobio e sporigeno di cui si conoscono sette tipi.
L’intossicazione nell’uomo è prodotta dai tipi A,B,E
Le spore si trovano largamente presenti nel suolo e nelle acque.
Gli alimenti sia di origine animale sia vegetale possono essere contaminati all’origine o durante la loro preparazione.
Poiché la moltiplicazione del C. botulinum causa modificazione dei caratteri organolettici degli alimenti e produzione di gas, è norma elementare di prudenza distruggere le conserve alterate, le scatole metalliche rigonfiate ed i barattoli di vetro con i coperchi sollevati.
La tossina botulinica è termolabile ed è distrutta dopo 15 minuti di ebollizione.
La tossina botulinica agisce sulle sinapsi e sulle placche neuromuscolari ostacolando la liberazione di acetilcolina.

- Sorgenti di infezione: i pochi casi di botulismo (circa 20 casi all’anno) che si verificano in Italia sono causati da alimenti conservati di produzione domestica o piccolo-artigianale (ortaggi e funghi sottolio, pesci, carne)

- Incubazione : 12-36 ore

- Sintomi : midriasi, diplopia, ptosi palpebrale, disfagia, afonia, morte per paralisi respiratoria o cardiaca (circa 30% dei casi)

- Diagnosi : presenza della tossina nell’alimento residuo, nelle feci o nel siero

- Terapia: trattamento con siero antitossico, tanto più inefficace quanto più è tardivo, poiché è improbabile che la tossina già fissata ai recettori nervosi possa essere neutralizzata

lunedì 26 dicembre 2011


Tossinfezione da Clostridium perfringens (C. welchii)

C. perfringens o C. welchii è un bacillo Gram positivo, anaerobio e sporigeno che vive da commensale nel grosso intestino dell’uomo e degli animali. Di esso si conoscono cinque diversi tipi (A,B,C,D,E); i tipi enterotossici sono A,C,D, che producono una enterotossina termolabile con azione sulla mucosa intestinale simile a quella della tossina colerica.
Può accadere che negli alimenti sopravvivano delle spore termo-resistenti o che subito dopo la cottura si abbia una contaminazione.
Le spore sono presenti nelle feci dell’uomo e degli animali e si trovano diffuse nel suolo

- Incubazione : 8-24 ore

- Sintomi : dolori addominali, diarrea. In genere sono assenti vomito e febbre

La sintomatologia, per quanto preoccupante possa apparire all’esordio, si risolve in poche ore senza bisogno di alcun trattamento terapeutico e senza conseguenze.

- Sorgenti di infezione : carne

- Diagnosi : esame batteriologico dei residui dell’alimento e delle feci

mercoledì 21 dicembre 2011


Tossinfezioni da Stafilococchi (S. Aureus)

- Sorgenti di infezione : dolci o gelati alla crema o alla panna, formaggi, carni

- Portatori umani : pelle (piodermiti es. foruncoli, paterecci) e mucose (es. naso tramite secrezioni nasali)

- Incubazione : 2-3 ore, ma può andare da 1 ora a 7 ore

- Sintomi : nausea, vomito, dolori addominali (diarrea), manca la febbre perché non vi è una infezione

Se la temperatura degli alimenti è quella ottimale di 30-40°C, i microrganismi si moltiplicano rapidamente fino a raggiungere in poche ore il numero di 10 alla sesta-10 alla nona per grammo.
Sono sufficienti pochi microgrammi di enterotossina per provocare manifestazioni tossiche; la cottura, pur uccidendo i batteri, non inattiva l’enterotossina.
L’enterotossina agisce a livello del SNC sul centro del vomito.
Si conoscono cinque diverse enterotossine (A,B,C,D,E) che sono molto resistenti ad agenti fisici (termostabili) e chimici.
Come altri agenti di tossinfezioni, gli stafilococchi enterotossici non alterano i caratteri organolettici degli alimenti. Anzi, l’alterazione prodotta dai microrganismi saprofiti ostacola la loro moltiplicazione a causa dell’abbassamento del pH (es. creme inacidite).

Per quanto violenta possa apparire la sintomatologia, essa è in genere di breve durata ed il malato si riprende nel giro di poche ore o di 1-2 giorni. Solo eccezionalmente si può avere un decorso più grave, in soggetti in cattive condizioni di salute.

- Diagnosi: la dimostrazione della capacità di produrre enterotossina fornisce la prova definitiva che gli stafilococchi isolati dai malati e dall’alimento sono i responsabili della tossinfezione.
L’enterotossina può essere anche direttamente cercata dai residui dell’alimento nel caso in cui gli stafilococchi siano stati uccisi dalla cottura.

- Prevenzione: evitare contatto con alimenti da parte di coloro che sono affetti da piodermiti e da lesioni ed escoriazioni delle mani

venerdì 16 dicembre 2011


Tossinfezioni da Salmonelle

Il processo enteritico si manifesta in genere in maniera brusca e violenta in rapporto all’elevata carica batterica introdotta con l’alimento contaminato; si possono contare fino a parecchi milioni di batteri che invadono la mucosa del tenue e del colon e vi si riproducono determinando la sintomatologia della flogosi acuta.

- Incubazione: il periodo di incubazione è in genere di 12-24 ore, ma può andare da poche ore a 48 ore in rapporto all’entità della carica batterica introdotta

- Sintomi : malessere generale, febbre, cefalea, vomito, diarrea, dolori addominali, ipotensione, polso piccolo e frequente

Negli adulti la guarigione si ha in pochi giorni con sola terapia sintomatica. Nei bambini e negli anziani il decorso può essere più grave. In alcuni casi, più spesso nei bambini, si può avere penetrazione in circolo dei batteri con quadro settico generalizzato. Le complicanze settiche a distanza comprendono meningiti, otomastoiditi, osteomieliti, ecc.
E’ piuttosto abituale negli episodi epidemici tossinfettivi che la sintomatologia insorga contemporaneamente in più persone che hanno in comune l’aver consumato lo stesso alimento.

- Sorgenti di infezione: poiché gli animali costituiscono il serbatoio naturale delle salmonelle, i cibi più frequentemente implicati sono di origine animale (pollame, carni suine, bovine e ovine, uova, creme)
La presenza di salmonelle può essere accertata con frequenza relativamente elevata nelle carni fresche; si tratta, tuttavia, di cariche batteriche modeste, facilmente distrutte durante la cottura, ma che possono raggiungere livelli elevati se concorrono favorevoli condizioni tra cui la permanenza alla temperatura ambiente, che facilita la moltiplicazione batterica tanto più quanto è vicina a 30-40°C.
In caso di grave contaminazione una cottura superficiale (es. hamburger) può lasciare sopravvivere un sufficiente numero di batteri che rapidamente si moltiplicano se l’alimento non è consumato subito ed è tenuto in caldo a temperature inferiori a 60°C (es. mense, rosticcerie, negozi di gastronomia).
Le uova di gallina sono frequentemente contaminate sulla superficie esterna del guscio; tuorlo ed albume possono essere contaminati già nell’ovidutto prima che si formi il guscio o possono contaminarsi durante la sgusciatura.

- Portatori umani : soggetti addetti alla produzione, preparazione o alla manipolazione di alimenti

- Superfici, contenitori, utensili contaminati

- Modalità di contaminazione dei cibi :
  1. macellazione ed eviscerazione se l’animale è portatore sano e si ha spandimento del contenuto intestinale
  2. manipolazione
  3. trasporto
  4. conservazione in ambienti contaminati

- Diagnosi: è solo quando si ha passaggio in circolo che l’emocoltura può dare esito positivo, altrimenti il batterio può essere isolato solamente dalle feci e dal vomito o dai residui alimentari

- Prevenzione:
  • profilassi delle salmonellosi negli animali e nell’uomo
  • evitare contatto diretto dell’alimento con le mani
  • conservazione degli alimenti a basse temperature
  • cottura a fondo degli alimenti
  • consumazione degli alimenti subito dopo la cottura o conservazione a temperature che impediscano la moltiplicazione batterica (al di sotto di 8°C o al di sopra di 63°C)

domenica 11 dicembre 2011


Igiene degli alimenti - tossinfezioni alimentari

Il termine “tossinfezione” è appropriato nelle manifestazioni provocate da Clostridium perfringens (azione patogena attribuibile all’attività combinata di tossine e dei microrganismi) e Vibrione parahaemolyticus (azione patogena attribuibile all’attività combinata di tossine e dei microrganismi), mentre nel caso di Clostridium botulinum e degli stafilococchi enterotossici si tratta in realtà di intossicazioni da esotossine; nel caso delle salmonelle, invece, si tratta di infezioni acute (danno prodotto dalla diretta aggressione che i batteri portano alla mucosa intestinale).
Tuttavia, l’espressione “tossinfezioni alimentari” può essere mantenuta perché riunisce un gruppo di sindromi caratterizzate dal fatto di essere trasmesse solo da alimenti e solo dopo che si è avuta, all’interno degli alimenti, una attiva moltiplicazione degli agenti responsabili, ben distinte dalle infezioni veicolate da alimenti (infezioni trasmesse per via oro-fecale).

Tossinfezioni alimentari

- Il periodo di incubazione è breve (da poche ore a 1-2 giorni)

- La sintomatologia è a carico dell’apparato gastroenterico, con l’eccezione del botulismo in cui è preminentemente neurologica

- Sviluppo di focolai epidemici fra coloro che hanno consumato l’alimento contaminato

- Sono necessarie elevate cariche batteriche raggiunte nell’alimento prima che esso sia ingerito

- Fattori che condizionano il verificarsi della tossinfezione : temperatura, pH, concentrazione salina, presenza o assenza di ossigeno, composizione dell’alimento (solo particolari alimenti costituiscono il substrato adatto all’attiva moltiplicazione)
- E’ necessario che il batterio trovi le condizioni migliori per potersi riprodurre fino a raggiungere una carica elevata

- Non hanno altre modalità di trasmissione (con l’eccezione delle salmonelle)

Infezioni veicolate da alimenti

- Il periodo di incubazione in genere è piuttosto lungo (settimane o mesi)

- Le manifestazioni cliniche sono molto diverse a seconda del microrganismo in causa

- Le infezioni si sviluppano anche con carica infettante relativamente modesta

- Alimenti vari possono fungere da veicolo degli agenti patogeni, senza che sia necessaria la moltiplicazione dei microrganismi nell’alimento prima della sua ingestione

- Trasmesse da acqua ed alimenti vari :
  • febbre tifoide e paratifoide (Salmonella typhi, S. paratyphi A,B,C, S. cholerasuis),
  • shigellosi (Shigella dysenteriae)
  • colera (Vibrio cholerae)
  • infezioni diarroiche (Shigella flexneri, S. sonnei, Escherichia coli, Campylobacter, Yersinia)

- Trasmesse da alimenti vari : salmonellosi (salmonelle)

- Trasmesse da acqua, alimenti vari, frutti di mare : epatite virale A (virus dell’epatite A)

- Trasmesse da latte e formaggi : brucellosi (Brucella melitensis, B. abortus)

- Possono trasmettersi anche con altre modalità : contagio diretto, contagio tramite veicoli diversi

Inchiesta epidemiologica

Quando si sospetta un focolaio epidemico di tossinfezione alimentare è necessario procedere nel più breve tempo possibile all’inchiesta epidemiologica per individuare l’alimento responsabile.
Ciò consentirà di prelevare campioni dai residui, per procedere agli esami di laboratorio atti ad identificare il batterio responsabile.
I controlli batteriologici vanno estesi anche al personale (secrezioni delle prime vie aeree, feci, piodermiti) ed all’ambiente (superfici, attrezzi di lavoro).
Va sottolineato che gli alimenti contaminati dai batteri patogeni responsabili di tossinfezioni non presentano, in genere, alterazioni dei caratteri organolettici che consentano di sospettarne la pericolosità (comunque le alterazioni organolettiche non sono in genere di per sé pericolose).

martedì 6 dicembre 2011


Igiene degli alimenti - adulterazione, sofisticazioni e contraffazioni

L’adulterazione è una operazione fraudolenta che consiste nel variare la composizione di un alimento senza peraltro effettuare aggiunte o sostituzioni (es. scrematura parziale del latte non dichiarata).

La sofisticazione è una modificazione della composizione di un alimento con sostituzione parziale di componenti dell’alimento stesso con altre di minor valore o anche con materiali di nessun valore nutritivo (es.aggiunta di acqua e zucchero al mosto d’uva per ottenere un maggior volume di vino).

La contraffazione si ha quando un alimento viene posto in commercio con una denominazione che non corrisponde alla composizione (es. margarina per burro, olio di semi per olio di oliva).

giovedì 1 dicembre 2011


Pancreatite acuta

E' un quadro particolarmente grave che presenta elevatissima mortalità; è perciò necessario un ricovero immediato, qualora esitino discreti sospetti in tal senso. Per rafforzare questa ipotesi diagnostica va indagata la presenza di litiasi biliare, di diabete, di obesità e l'abitudine all'abuso di alcolici. L'elemento clinico di maggior rilievo è costituito dal dolore violento, ad esordio rapido che raggiunge la massima intensità in epigastrio, talvolta anche in mesogastrio e/o nell'ipocondrio sinistro, irradiato a sbarra, grosso modo allo stesso livello anche dorsalmente. In fase terminale il quadro può simulare un infarto del miocardio o un'ulcera perforata, in questo caso mancano però i segni di aria libera in peritoneo; inoltre pur essendo il dolore di per sè grave, accentuato dalla compressione, manca a lungo la reazione peritoneale, il Blumberg permane negativo, mentre precoce e frequente risulta il vomito.

sabato 26 novembre 2011


Morso di zecca

In caso di morso di zecca rimuovere il parassita (Ixodes scapularis) immediatamente utilizzando una pinzetta che deve essere avvicinata il più possibile alla cute e maneggiata con delicatezza in modo tale da riuscire a portare via anche la testa del parassita. Essa infatti è tenacemente adesa al paziente attraverso il rostro con lo scopo di suggere il sangue della vittima. La rimozione del parassita ha anche la finalità di evitare la trasmissione attraverso la saliva di Borrelia Burgdoferi, che veicola la malattia di Lyme (eritema migrante, mono-oligoartrite, manifestazioni neurologiche tra cui la paralisi di Bell e le manifestazioni cardiache quali BAV). La maggior parte degli studi presenti in letteratura consiglia, dopo la rimozione della zecca, la semplice osservazione clinica raccomandando al paziente di farsi visitare dal proprio medico curante nel caso di comparsa di eritema migrante. In un recente trial randomizzato l'utilizzo di doxiciclina in singola dose ha ridotto il rischio di comparsa dello stesso. Essa è indicata solo se sono contemporaneamente presenti le seguenti condizioni: morso di zecca da almeno 36 ore; inizio della profilassi entro 72 ore dalla rimozione del parassita; incidenza della malattia di Lyme nella regione di almeno il 20% a seguito di morso di zecca; paziente di età superiore a 8 anni in assenza di controindicazioni alla doxiciclina.

lunedì 21 novembre 2011


Rimozione di ami da pesca

Data la particolare conformazion dell'amo, per rimuoverlo è necessario agire con particolare cautela:
  1. Inoculare l'anestetico locale in corrispondenza della punta dell'amo
  2. Afferrare con un porta-aghi il corpo dell'amo ed esercitare un movimento di rotazione finchè la punta non fuoriesca dalla cute
  3. Tagliare la punta con il tronchese
  4. Estrarre in senso retrogrado l'ago privo di punta.

venerdì 18 novembre 2011


Tubercolosi

La tubercolosi è una malattia infettiva a decorso cronico causata da un micobatterio a localizzazione prevalentemente polmonare, ma capace di aggredire qualsiasi organo ed apparato.
L’agente eziologico è il Mycobacterium tuberculosis o bacillo di Koch.
Proprietà comune dei micobatteri è l’acido-alcol resistenza, sulla quale è basata la colorazione di Ziehl-Nielsen, che rappresenta quindi il metodo elettivo per la ricerca di questi bacilli nei materiali patologici.
Si presenta come un bacillo sottile, diritto e a volte leggermente incurvato, della lunghezza di 2-5 micrometri e della larghezza di 0,5-0,8 micrometri, non sporigeno, immobile, privo di capsula.
Ha una struttura complessa :
- proteine: responsabili delle reazioni di ipersensibilità ritardata
- lipidi
- polisaccaridi : fungono da antigeni e inducono la comparsa di anticorpi circolanti
E’ un bacillo assai resistente agli agenti fisici e chimici (si può considerare il più resistente tra i batteri patogeni non sporigeni insieme alle brucelle); sopravvive a lungo nell’ambiente esterno, all’essicamento (anche per molti mesi), specie se contenuto in materiale organico e al riparo dalla luce.
Resiste al calore secco a 100°C per 2 ore, a lungo alle soluzioni acide e alcaline.
E’ inattivato in poche ore dalla luce solare diretta, dal calore umido a 60°C per 30 minuti, in 4 ore dalla formalina al 3%.
M. bovis è l’agente eziologico della tubercolosi bovina; nell’uomo provoca l’infezione soprattutto per via alimentare con i prodotti provenienti da animali infetti (latte e derivati).
L’infezione primaria abitualmente avviene per via aerea ed i bacilli tubercolari si localizzano nei lobi polmonari, per lo più in corrispondenza della zona basale del lobo polmonare superiore o nella zona superiore del lobo inferiore o del lobo medio.
I bacilli sono fagocitati dai macrofagi alveolari e distrutti se sono in numero limitato; se i bacilli riescono a moltiplicarsi attivamente, sono i macrofagi a soccombere. A questo punto arrivano i monociti e i linfociti. I monociti si differenziano in macrofagi e fagocitano a loro volta i bacilli liberatisi dalle cellule precedentemente degenerate. I macrofagi carichi di bacilli, attraverso i vasi linfatici, raggiungono i linfonodi regionali (ilari, mediastinici e, a volte, sopraclaveari e retroperitoneali) coinvolgendoli nel processo infettivo. E’ possibile anche la ematogena.
Più spesso, però, la reazione immunitaria, che si sviluppa dopo 2-12 settimane (più comunemente dopo 3-8 settimane) dall’infezione, è in grado di estinguere il processo infettivo, la cui evenienza può essere rivelata solo dalla positività al test tubercolinico.
In certi casi l’infezione primaria lascia dei segni visibili radiograficamente, derivanti dalla trasformazione fibrosclerotica del focolaio polmonare e dalla sua successiva calcificazione, che, assieme ai linfonodi mediastinici calcificati, costituisce il complesso primario o di Ranke.
Negli adolescenti e negli adulti l’infezione primaria decorre abitualmente in modo asintomatico, senza lasciare alcun segno o lasciando i segni del complesso primario di Ranke.
Tuttavia, in circa il 5% delle persone apparentemente normali e nel 50% delle persone sieropositive per HIV si può avere la progressione verso forme di tubercolosi polmonare cronica, con infiltrato pneumonico ed evoluzione verso la caseosi, la fluidificazione e la diffusione broncogena della malattia oppure verso forme extrapolmonari per via ematogena (meningite, pleurite, forma miliare ematogena, reni, ossa, testicoli ecc.).
Nei bambini l’infezione primaria evolve in forma sintomatica tanto più spesso quanto minore è l’età.
Un linfonodo infettato può aprirsi all’interno di un bronco e disseminare la sua carica bacillare con massiccio interessamento polmonare.
La tubercolosi postprimaria si manifesta in genere nei giovani e negli adulti come conseguenza della riattivazione del focolaio primario (reinfezione endogena) in cui sono rimasti latenti dei bacilli vivi o in conseguenza di una superinfezione con una massiccia carica di bacilli penetrati per via inalatoria (reinfezione esogena). La localizzazione abituale del processo infiammatorio è nei polmoni, più spesso in zona subapicale posteriore. Il focolaio va poi incontro a necrosi caseosa con successiva colliquazione e svuotamento in un bronco del materiale caseoso ricco di bacilli.
A questo punto il malato diventa contagioso perché espelle nell’ambiente una gran quantità di bacilli con la tosse.
La tubercolosi postprimaria è particolarmente frequente nelle persone sieropositive per HIV.
L’infezione primaria provoca nell’organismo l’insorgenza di complessi meccanismi immunitari cellulo-mediati (macrofagi, linfociti T) rappresentati da:
- uno stato di resistenza specifica nei confronti del bacillo tubercolare che può persistere anche per tutta la vita
- uno stato di ipersensibilità di tipo ritardato (tipo 4) verso il bacillo tubercolare e i suoi prodotti rivelato con il test alla tubercolina eseguito con il PPD (Purified Protein Derivative, frazione proteica dei bacilli tubercolari altamente purificata).
Epidemiologia
La tubercolosi è una malattia diffusa in tutto il mondo, seppure con incidenze variabili nelle diverse aree. Secondo l’OMS almeno 8 milioni di persone ogni anno si ammalano (2 milioni circa sono bambini di età inferiore ai 5 anni) e circa 3 milioni muoiono di tubercolosi in tutto il mondo; oltre l’80% dei casi e dei decessi si verificano nei paesi in via di sviluppo.
In Italia: nel 2002 406 morti (per il 90% erano persone con età superiore a 65 anni), nel 2004 sono stati registrati 2.976 casi di tubercolosi
Fattori di rischio per l’infezione: sono la povertà ed il sovraffollamento; essi sono anche fattori di rischio per la progressione dall’infezione verso la malattia; deficit immunitari (bambini, anziani, HIV, farmaci immunosoppressori, chemioterapici antitumorali, neoplasie, diabete, IRC, malnutrizione).
Le sorgenti di infezione sono costituite da persone affette da tubercolosi polmonare cavitaria che espellono i bacilli con la tosse. La contagiosità cessa dopo alcune settimane dall’inizio del trattamento chemio-antibiotico (se il ceppo di bacillo tubercolare non è farmacoresistente).
La trasmissione avviene abitualmente attraverso la via aerea per mezzo di goccioline cariche di bacilli espulse con la tosse dal malato ed inalate da soggetti recettivi. Teoricamente l’infezione aerogena potrebbe avvenire anche con il tramite dell’ambiente, stante che i bacilli tubercolari vi persistono a lungo.
L’infezione con bacilli tubercolari bovini poteva avvenire in passato anche per via alimentare, ma il trattamento termico cui sono sottoposti il latte ed i latticini hanno praticamente escluso questa modalità di trasmissione.
La via di penetrazione attraverso la cute è irrilevante.
L’evoluzione dell’infezione primaria verso la malattia può manifestarsi da 1 a 6 mesi dopo il contagio.
Prevenzione
Gli interventi di prevenzione che danno i migliori risultati sono senza dubbio quelli sociali che agiscono sui fattori di rischio; aumento del reddito, salubrità dei luoghi di lavoro, assicurazioni sociali.
In Italia vi è l’obbligo di notificare tutti i casi di tubercolosi in fase contagiosa (polmonare ed extrapolmonare), al fine di individuare ed inattivare le sorgenti d’infezione, che sono costituite esclusivamente dai malati con forme aperte.
Le persone con tubercolosi polmonare in fase contagiosa devono essere isolate in ambiente ospedaliero fino a negativizzazione dell’esame dell’espettorato, il che si ottiene dopo 4-8 settimane dall’inizio del trattamento chemioterapico specifico.
Data la resistenza del M. tuberculosis, la disinfezione deve essere continua e riguardare essenzialmente l’espettorato e gli effetti personali del malato con particolare riguardo per i fazzoletti. Per la biancheria personale e del letto è sufficiente il lavaggio nelle comuni lavabiancheria. I vestiti, le stoviglie e gli oggetti personali non necessitano di disinfezione.
Per le mani è sufficiente l’accurato lavaggio con acqua e sapone.
L’aerazione dell’ambiente è sufficiente a rimuovere e diluire i bacilli tubercolari.
Tutte le volte che si diagnostica un caso di tubercolosi in fase contagiosa è necessario controllare i familiari ed i contatti per accertare, mediante il test alla tubercolina ed ogni altra indagine che si renda necessaria, se vi è stata trasmissione dell’infezione ad altri soggetti.
Le persone tubercolino-positive che non hanno lesioni polmonari aperte possono frequentare liberamente qualsiasi ambiente comunitario, a maggior ragione se in trattamento chemioprofilattico.
Tutte le volte che si osserva una positività alla tubercolina in un bambino o in un giovane occorre condurre una accurata inchiesta epidemiologica mediante l’effettuazione del test tubercolinico nei componenti della famiglia ed in tutti coloro con cui hanno una frequenza abituale, per scoprire la sorgente dell’infezione, che può trovarsi nell’ambito familiare o nell’ambiente sociale frequentato
Particolare attenzione deve essere rivolta ai sieropositivi per HIV, per la facilità con cui possono andare incontro alla malattia; non appena si accerta la loro condizione, occorre effettuare il test tubercolinico alla Mantoux
Chemioprofilassi antitubercolare
Scopi : ridurre il rischio di infezione e di malattia nei “contatti”, cioè nelle persone recentemente esposte al contagio da parte di un malato con cui hanno avuto contatti prolungati.
La somministrazione quotidiana di isoniazide ai “contatti” ancora negativi al test alla tubercolina è indicata per tre mesi; se però dopo i tre mesi di trattamento, ripetendo il test si osserva un risultato positivo, è necessario protrarre il trattamento per altri nove mesi. Nel caso in cui è accertato che i bacilli tubercolari del malato individuato come sorgente di infezione sono resistenti all’isoniazide, la chemioprofilassi va effettuata con rifampicina somministrata quotidianamente per sei mesi. Per impedire l’evoluzione dell’infezione primaria in malattia nei soggetti tubercolino-positivi, la somministrazione quotidiana di isoniazide per nove mesi è consigliata per tutte le persone tubercolino-positive quando non è possibile stabilire se l’infezione è recente.
La chemioprofilassi non è consigliata nelle persone tubercolino-positive di età superiore a 50 anni (o superiore a 35 anni, secondo alcuni), perché si presume che l’infezione sia di vecchia data e perché i rischi di epatotossicità da isoniazide sarebbero superiori ai rischi di evoluzione in malattia.
La chemioprofilassi è stata dimostrata utile anche per evitare la ripresa delle infezioni quiescenti nelle persone tubercolino-positive con lesioni fibrotiche al lobo polmonare superiore (isoniazide per 6 mesi o 12 mesi, polichemioterapia per 3 mesi).
Vaccinazione
In Italia i provvedimenti di ordine sociale e sanitario si sono dimostrati molto efficaci ed hanno avuto il merito di ridurre la frequenza dell’infezione, della morbosità e della mortalità a livelli non superiori a quelli dei paesi che hanno adottato la vaccinazione di massa.
Vaccino: l’unico vaccino attualmente disponibile è il B.C.G. (Bacillo di Calmette e Guerin), costituito da un ceppo di M. bovis vivo ed attenuato. Esso non protegge dall’infezione ma dalla malattia; ha una buona efficacia protettiva (80% circa) nei riguardi della tubercolosi disseminata e di altre forme gravi di tubercolosi, mentre è meno efficace (50% o meno) per la protezione dalla tubercolosi polmonare
Attualmente, la vaccinazione è obbligatoria nel nostro paese soltanto per:
- neonati e bambini di età inferiore a 5 anni con test tubercolinico negativo
- conviventi o aventi contatti stretti con persone affette da tubercolosi in fase contagiosa
- personale sanitario, studenti in medicina, allievi infermieri e chiunque, con test tubercolinico negativo, operi in ambienti sanitari o in ambienti ad alto rischio
Test alla tubercolina
Il test alla tubercolina serve ad accertare se una persona ha subito l’infezione tubercolare, anche in forma asintomatica; esso è finalizzato a individuare le persone in cui l’infezione latente può evolvere in malattia tubercolare.
Per l’esecuzione del test tubercolinico è raccomandata l’intradermoreazione alla Mantoux, mentre il tine-test, che è stato usato in passato per lo screening in tutti i bambini in età scolare, non è più raccomandato per il suo scarso valore predittivo ed il costo elevato.
L’intradermoreazione alla Mantoux deve essere eseguita:
- immediatamente nei bambini che hanno avuto contatti con persone ammalate di tubercolosi
- ogni anno nei bambini sieropositivi per HIV o conviventi con persone sieropositive per HIV
- ogni 2-3 anni in bambini che vengano frequentemente a contatto con persone sieropositive per HIV, con tossicodipendenti, con persone istituzionalizzate
- all’età di 4-6 anni ed all’età di 11-16 anni nei bambini immigrati da aree con elevata endemia tubercolare o che si rechino frequentemente in tali aree o che vengano frequentemente a contatto con persone provenienti da tali aree
- prima dell’inizio di una terapia immunosoppressiva
L’intradermoreazione alla Mantoux viene effettuata inoculando per via intradermica, sulla faccia volare dell’avambraccio, 0,1 ml di soluzione salina isotonica contenente 5 UT di PPD.
La lettura si effettua dopo 48-72 ore rilevando la comparsa di una zona di indurimento, il cui diametro va misurato trasversalmente rispetto all’asse maggiore dell’avambraccio.
Il test va considerato positivo se il diametro dell’infiltrato è :
- uguale o superiore a 5 mm in un bambino con segni radiologici o clinici di tubercolosi o in un bambino che è stato a stretto contatto con persone con infezione tubercolare, anche solo sospetta
- uguale o superiore a 10 mm in un bambino esposto ai fattori di rischio sopra elencati o in un bambino con immunodeficienza
- uguale o superiore a 15 mm in qualsiasi soggetto di età superiore a 4 anni
Ricerca del M. tuberculosis
La ricerca microscopica e colturale del M. Tuberculosis va eseguita in ogni caso sospetto di infezione tubercolare. Il materiale da esaminare può essere variamente rappresentato, a seconda della sede del processo tubercolare:
- espettorato nella tubercolosi polmonare
- liquor nella meningite tubercolare
- essudato pleurico nella pleurite tubercolare
- urine nella tubercolosi renale
- materiali vari
L’esame microscopico viene eseguito su preparati colorati con il metodo di Ziehl-Neelsen, elettivo per i bacilli acido-alcol-resistenti.
L’osservazione di elementi bastoncellari colorati in rosso non consente una identificazione di ceretezza, ma deve far porre la diagnosi generica di bacilli acido-alcol resistenti riferibili a micobatteri
La ricerca può essere effettuata anche dopo colorazione con auramina-rodamina ed esame con microscopio a fluorescenza
La ricerca colturale rappresenta l’indagine di scelta, in quanto consente sia l’identificazione dello stipite (M. tuberculosis, M.bovis, micobatteri non tubercolari), sia la successiva determinazione della sensibilità ai chemio-antibiotici.
Le colture in terreni solidi richiedono 20-30 o anche 40-45 giorni per dare positività; in caso contrario le colture devono essere mantenute a 37°C almeno fino a 60 giorni prima di dare un definitivo risultato negativo.
In terreni liquidi la positività si può avere dopo 2-6 settimane
Impiego di sonde di DNA consente di ottenere in due ore circa l’identificazione dei micobatteri.

mercoledì 16 novembre 2011


Ematoma subungueale

Nei traumi da schiacciamento dell'apice delle dita (ad esempio chiusura di una porta, una martellata,..), allorquando non si verifichi una onicectomia traumatica, è frequente la formazione di un piccolo ematoma tra la falange terminale e l'unghia, il quale, a causa della scarsa cedevolezza dei tessuti, esplica un'azione compressiva estremamente dolorosa sul letto ungueale. In questi casi la detensione dell'ematoma effettuata mediante trapanazione dell'unghia provoca immediato sollievo. La trapanazione dell'unghia viene effettuata con un grosso ago o, in mancanza, anche con una griffe metallica da carta, piegata e arroventata sulla fiamma. Con una leggera compressione della punta della griffe sull'unghia si provoca un foro dal quale defluisce il sangue. Attenzione: se la manovra viene effettuata correttamente senza esercitare un'eccessiva pressione è indolore e non necessita di anestesia locale. Non asportare mai l'unghia e inviare sempre il paziente in ospedale (non d'urgenza) per poter escludere radiologicamente una eventuale frattura della falange ungueale.

venerdì 11 novembre 2011


Traumi e distorsioni

In caso di traumi e distorsioni il primo provvedimento che va adottato è l'applicazione locale di ghiaccio. Attenzione a proteggere la cute con un panno, onde evitare lesioni da freddo. All'esame obiettivo bisogna valutare:
  • mobilità attiva e passiva
  • dolore spontaneo ed evocato
  • presenza di ematomi ed ecchimosi
L'applicazione di ghiaccio va protratta almeno 4-5 ore al giorno per due o tre giorni.
Se è presente ematoma applicare:
  • Eparan solfato (Aremil gel 1%)
Se non è presente ematoma di un certo sollievo l'applicazione di:
  • Ketoprofene (Fastum gel)
Qualora sia presente impotenza funzionale o il dolore perduri oltre 4-5 giorni è consigliabile l'esecuzione di una radiografia della parte colpita.

domenica 6 novembre 2011


Disturbi vaginali e vulvari

I sintomi sono generalmente riferiti a livello vulvare, ma le infezioni coinvolgono quasi sempre anche la vagina, che pertanto va sempre trattata. L'applicazione di farmaci esclusivamente a livello vulvare può determinare sollievo dai sintomi senza risolvere la patologia.
Le lavante acquose medicate possono interferire con l'acidità vaginale fisiologica e con la flora batterica residente.
Gli anestetici topici procurano solo una risuzione dei sintomi e possono determinare reazioni da ipersensibilità. Sono indicati solo in caso di prurito, quando siano state escluse cause specifiche locali.
Farmaci ad azione sistemica vanno somministrati per il trattamento di infezioni come la gonorrea e la sifilide.

Farmaci per l'atrofia vaginale

- Terapia ormonale sostitutiva topica:
L'applicazione di creme conteneti estrogeni può essere impiegata per brevi periodi per migliorare la qualità dell'epitelio vaginale in caso di vaginite atrofica menopausale. E' importante ricordare che gli estrogeni topici devono essere impiegati al dosaggio minimo efficace, per ridurre al minimo gli effetti sistemici. Sono attualmente disponibili ovuli vaginali a rilascio modificato e anelli vaginali medicati.
Il rischio di iperplasia dell'endometrio e di carcinoma aumenta quando gli estrogeni sono somministrati da soli per via sistemica per periodi prolungati. Non è dimostrato che la terapia estrogenica topica a lungo termine o ripetuta sia sicura per l'endometrio; la terapia dovrebbe essere aggiustata almeno una volta all'anno, ponendo particolare attenzione ai sintomi dell'iperplasia o del carcinoma dell'endometrio.
Gli estrogeni topici sono indicati anche prima della terapia chirurgica vaginale in donne in post menopausa con prolasso, in presenza di atrofia epiteliale.

- Preparazioni non ormonali
Alcune preparazioni vaginali lubrificanti a base acquosa a pH acido possono essere usate per trattare la secchezza vaginale.

martedì 1 novembre 2011


Dismenorrea

Con tale termine si indica il dolore che insorge in sede pelvica e lombo-sacrale durante la mestruazione, con talvolta associati disturbi di carattere generale. Vi sono due tipi di dismenorrea:
- dismenorrea primaria
- dismenorrea secondaria (a patologia pelvica)
Si impone quindi in ambedue i casi una visita specialistica da parte di un ginecologo.
Nella crisi acuta di dismenorrea primaria potete prescrivere:
- Dexketoprofene trometamolo (Enantyum)
- Acido meclofenamico (Lenidolor)
- Diclofenac sodico (Voltaren fiale).

giovedì 27 ottobre 2011


Sanguinamento vaginale in donna gravida

  1. Cause nel primo trimestre: minaccia d'aborto, aborto in atto, mola vescicolare, gravidanza extrauterina
  2. Cause nel secondo e terzo trimestre: placenta previa, distacco di placenta, rottura d'utero.
Quindi ospedalizzare sempre rapidamente.
Tenendo presente questo concetto, ricoverare la donna in ogni caso, anche solo di sospetto, ma quando il sanguinamento è eccessivo ed è impossibile un immediato ricovero, consigliate riposo assoluto a letto (la paziente non deve alzarsi nemmeno per andare in bagno) e somministrare:
- Miolitici uterini: ritodrina o isoxsuprina
- Se nel primo trimestre: progesterone puro.
Attenzione: in donna gravida (o da considerare tale) con sanguinamento vaginale, non somministrare uterotonici.
Attenzione anche alla somministrazione di antispastici che potrebbero favorire la dilatazione della cervice uterina ed aumentare il rischio di espulsione del prodotto del concepimento.

sabato 22 ottobre 2011


Perdite ematiche vaginali al di fuori della gravidanza

Nella diagnosi differenziale bisogna considerare:
- lesioni traumatiche (coito, corpi estranei, IUD, ecc..)
- infezione vaginale
- sanguinamento da polipi cervicali, polipi endometriali o fibromi
- endometrite post-abortiva (tale evenienza può capitare ad una donna che abbia subito un raschiamento e che, dopo un intervallo di qualche giorno, cominci a sanguinare; tale sangue ha cattivo odore e l'utero è molto dolente)
- carcinoma della vulva, della vagina, della cervice o dell'endometrio
- coagulopatie
- menometrorragie disfunzionali (da alterazioni endocrine), più frequenti in epoca perimenarcale e perimenopausale.
Innanzitutto bisogna fare un'accurata anamnesi quantizzare la perdita ematica (farsi dire quanti assorbenti sono stati usati dall'inizio delle perdite); informarsi sui flussi precedenti (se regolari o irregolari) e sulla data dell'ultima mestruazione; chiedere se la paziente è portatrice o ha da poco tempo posizionato un dispositivo anticoncezionale intrauterino (IUD o spirale). L'anamnesi vi sarà di valido aiuto nel distinguere una metrorragia (sanguinamento irregolare) da una menorragia (mestruazione eccessiva) o da una eventuale lesione traumatica.
Di grande utilità sarebbe l'esame vaginale sia per mettere in evidenza eventuali lesioni, infezioni o neoplasie evidenti, che per escludere la diagnosi di "emorroidi sanguinanti".
Bisogna ricordare che, anche se in una piccola percentuale dei casi, lo IUD può provocare una perforazione dell'utero con conseguenze molto serie; in questo caso ricercare il filo dello IUD. La sua mancanza permette di sospettare la risalita del dispositivo intrauterino e quindi l'eventuale perforazione dell'utero, che può verificarsi anche in assenza di dolore. Quindi se non si trova il filo (o la paziente riferisce di non sentirlo) richiedere un Rx dell'addome urgente. Bisogna sempre ospedalizzare nel caso di perdite ematiche di notevole entità e di sospetta endometrite post-abortiva. Richiedere una visita specialistica urgente e un emocromo urgente in tutti gli altri casi.
Terapia: è sintomatica e si basa sull'impiego di uterotonici ed antifibrinolitici.
Somministrare:
- Metilergometrina
- Ac. amino-caproico
- Ac. tranexamico
Bisogna ricordare che i farmaci emostatici agiscono solo in assenza di alterazioni della coagulazione e sono controindicati in caso di flebiti e di varici. Prescrivete inoltre il riposo assoluto a letto. Sebbene gli estrogeni siano dei potenti antiemorragici, il loro uso va riservato ad ambienti specialistici (tranne il caso di emrgenze assolute). Consigliare sempre una visita specialistica.

lunedì 17 ottobre 2011


Perdite ematiche vaginali

E' una delle principali problematiche ginecologiche insieme alle algie pelviche acute (dolori più o meno violenti localizzati ai quadranti addominali inferiori). Bisogna innanzitutto, nella donna fertile capire se è gravida o meno, in quanto le cause del sanguinamento e del dolore e le relative terapie sono differenti nei due casi. Ricordatevi di farvi dire la data dell'ultima mestruazione e di considerare come gravida qualsiasi donna che, avendo cicli normali (di 28-30 giorni), presenti un ritardo mestruale ache di soli 4-5 giorni.
In ogni caso bisogna misurare la pressione arteriosa, prendere il polso e la frequenza cardiaca; ciò diventa imperativo di fronte a perdite ematiche di notevole gravità.

mercoledì 12 ottobre 2011


Verruche e callosità

Le verruche sono causate dal papillomavirus umano e nella maggior parte dei casi interessano le mani, i piedi (verruche plantari) e la regione ano-genitale; il trattamento si basa di solito sulla distruzione del tessuto locale. Le verruche possono regredire in modo spontaneo; il trattamento è necessario solo se sono dolorose, antiestetiche, persistenti o causa di disagio.
I preparati a base di acido salicilico, formaldeide, glutaraldeide o argento nitrato sono indicati per la rimozione di verruche delle mani e dei piedi. L'acido salicilico è un efficace cheratolitico, da considerarsi di prima scelta, indicato anche per la rimozione di corni e callosità. Sono in commercio preparazioni colloidali di acido salicilico, ma alcuni pazienti potrebbero sviluppare allergia alla resina di colofonia presente in tali formulazioni. Per il trattamento delle verruche plantari è disponibile anche un unguento con acido salicilico associato a resina di podofillina.
Il trattamento delle verruche ano-genitali (condilomi acuminati) dovrebbe essere associato ad uno screening per altre malattie trasmesse per via sessuale. Podofillina e podofillotossina possono essere usate per il trattamento di verruche ano-genitali esterne non cheratosiche; questi preparati possono provocare una notevole irritazione dell'area trattata e una grave tossicità sistemica in caso di applicazione eccessiva con effetti gastrointestinali, renali, ematologici e a carico del sistema nervoso centrale. I pazienti con un numero limitato di verruche esterne o lesioni cheratosiche possono essere trattati in modo piu efficace con crioterapia o con altre forme di ablazione fisica.
L'imiquimod crema è stato proposto per il trattamento delle verruche ano-genitali esterne; può essere utilizzato per le lesioni cheratosiche e non.

venerdì 7 ottobre 2011


Ticket: come cambiano esenzioni e pagamenti in Liguria

La Regione Liguria ha reso noto le modalità di esenzione da reddito e il pagamento della quota di partecipazione alla spesa sanitaria attraverso il ticket.

Esenzioni: Dal 1 Novembre 2011 non si dovrà più apporre nessuna firma sulla ricetta, ma occorrerà essere in possesso di un certificato che attesti lo stato di esenzione.Entro il 15 Ottobre, i cittadini che hanno diritto all’esenzione, presenti nell’elenco del Ministero delle Finanze, riceveranno un tesserino nominativo di esenzione per reddito. Il tesserino riporterà il codice di esenzione che il medico prescrittore dovrà apporre sulla ricetta del SSN. I cittadini aventi diritto all’esenzione, che non riceveranno il tesserino nominativo entro il 15 Ottobre, possono attestare la propria posizione presentando una autocertificazione all’ASL di appartenenza, che rilascerà un certificato provvisorio, valido fino al 31 Marzo 2012, riportando il codice di esenzione.Contestualmente, la Regione Liguria ha uniformato i criteri di esenzione da reddito: varranno gli stessi criteri di esenzione per condizione economica, sia per le prestazioni farmaceutiche, che per le prestazioni di specialistica ambulatoriale. Hanno diritto all’esenzione:

  1. Cittadini di età inferiore ai 6 anni e superiore ai 65, appartenenti ad un nucleo famigliare con reddito complessivo non superiore a 36.151,98 euro, titolari di pensioni sociali e loro famigliari a carico;
  2. Disoccupati (iscritti negli elenchi dei centri per l’impiego) e loro famigliari a carico, appartenenti ad un nucleo famigliare con reddito complessivo inferiore a euro 8.263,3, incrementato fino a euro 11.362,05 in presenza del coniuge ed in ragione di ulteriori euro 516,46 per ogni figlio a carico;
  3. Titolari di pensioni minime di età superiore a 60 anni e loro famigliari a carico, appartenenti ad un nucleo famigliare con un reddito complessivo inferiore a 8.263,31 euro, incrementato fino a 11.362,05 euro in presenza del coniuge e in ragione di ulteriori 516,46 euro per ogni figlio a carico.

Inoltre i pazienti affetti da patologie croniche che abbiano conseguito nell’anno precedente un reddito famigliare complessivo superiore a 36.151,98 euro saranno soggetti al pagamento di una quota fissa di partecipazione alla spesa farmaceutica pari a 2 euro fino a un massimo di 4 euro per ricetta.

Pagamento ticket. Come previsto dalle disposizioni della manovra finanziaria nazionale tutti gli assistiti non aventi diritto all’esenzione devono provvedere al pagamento di una quota fissa sulla ricetta pari a 10 euro per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, inoltre per le prestazioni erogate in regime di pronto soccorso ospedaliero non seguite da ricovero e classificate come codice bianco è previsto il pagamento di una quota fissa pari a 25 euro. Fanno eccezione gli accessi al pronto soccorso effettuati a seguito di traumatismi ed avvelenamenti acuti. La quota fissa per le prestazioni erogate in regime di pronto soccorso non è, comunque, dovuta agli assistiti non esenti di età inferiore a 14 anni.Le disposizioni già in vigore che prevedono il pagamento del ticket di 36,15 euro nel caso in cui oltre alla visita effettuata dal medico di pronto soccorso vengono erogate ulteriori prestazioni diagnostiche, di laboratorio, strumentali e terapeutiche, si applico anche ai pazienti affetti da patologie croniche che abbiano conseguito nell’anno precedente un reddito famigliare complessivo superiore a 36.151,98.

domenica 2 ottobre 2011


Pleurite

Un ragionevole sospetto di pleurite (febbre, dolore puntorio in una determinata regione toracica, tosse secca stizzosa, eventiìuale riduzione del murmure vescicolare e del fremito vocale tattile nelle zone polmonari colpite ed ottusità alla percussione) deve sempre spingere a verificare la situazione con una radiografia del torace. Di solito la necessità di accertamenti diagnostici, per stabilire l'esatta eziologia, richiede il ricovero ospedaliero (tanto più urgente quanto più il paziente è dispnoico e quanto più abbondate sembra il versamento). Non è pertanto opportuno iniziare terapie specifiche mentre va valutata nel singolo caso l'indicazione alla terapia analgesica.

martedì 27 settembre 2011


Annegamento

Nelle postazioni particolarmente vicine al mare potrà presentarsi l'eventualità di soccorrere un soggetto con principio di annegamento:
- valutare stato di coscienza, respiro, polso
- assicurare la pervietà delle vie aeree: sollevamento del mento ed esplorazione della bocca e del faringe.
- se l'attività respiratoria è presente, posizionare il paziente in posizione laterale a testa bassa
- se è assente ventilate con ambu, se disponibile, o bocca a bocca
- valutare l'attività circolatoria: se non c'è polso, praticare massaggio cardiaco
- trattare eventuale ipotermia (togliere gli abiti bagnati, asciugare con asciugamani e riscaldare con coperte)
- non perdere tempo prezioso (specie in caso di arresto cardio-respiratorio) in tentativi di drenaggio di acqua dai polmoni che sono potenzialmente pericolosi (ritardo nell'attuare la rianimazione cardio-respiratoria)
- la rianimazione cardio-respiratoria va continuata fino a che la persona non sia ben riscaldata
- se possibile assicurare un accesso venoso
- organizzare comunque il trasferimento in ospedale.

giovedì 22 settembre 2011


Soffocamento

Di fronte ad una persona che sta soffocando per la presenza di un corpo estraneo nelle prime vie aeree, bisogna ricordarsi che la tosse provoca un aumento di pressione all'interno delle vie aeree stesse che è superiore a quello causato da qualsiasi manovra, quindi, se il paziente è cosciente, con ostruzione parziale, bisogna stimolarlo a tossire. Nel caso che la tosse si riveli inefficace, o l'ostruzione sia completa, è giustificato tentare con manovre di percussione del dorso tenendo una mano sul torace della vittima e flettendolo in basso e battendo con l'altra mano tra le scapole fino a 5 volte o, soprattutto nei bambini, mettendo le dita all'interno della cavità orale per cercare di afferrare il corpo estraneo. Nella situazione in cui tutto si riveli inutile, è indispensabile effettuare la Manovra di Heimlich: porsi dietro il paziente e applicare una mano stretta a pugno sotto la gabbia toracica a livello epigastrico e premerla con l'altra mano, applicando le spinte veloci e ripetute dirette verso l'alto. Non bisogna perdere tempo a disporre il paziente in una posizione particolare, la manovra può essere eseguita sul paziente sia in stazione eretta, sia seduto sia supino. Nel paziente supino, le mani vanno sovrapposte come nel massaggio cardiaco ma vanno poste in sede epigastricae la spinta è diretta verso l'alto. Se tale manovra da sola non è efficace ed il paziente rimane cosciente bisogna rivalutare la cavità orale nel tentativo di visualizzare e rimuovere il corpo estraneo e quindi alyernare 5 compressioni epigastriche con 5 percussioni sul dorso. Nel momento in cui la vittima perde conoscenza avviare il BLS insufflando 2 volte e, se persiste l'ostruzione, eseguire cicli di 15 compressioni addominali seguite dal controllo del cavo orale. Attenzione: effettuare con cautela la manovra di Heimlich nei neonati, nei bambini piccoli e nelle donne gravide per la possibilità di lesione degli organi addominali.

sabato 17 settembre 2011


Precordialgia - Diagnosi Differenziale

- Infarto miocardico: in genere violento, persistente nel tempo, varialmente irradiato (braccio sn, base del collo, in sede interscapolare, ecc..), ma non recede all'assunzione di nitrati s.l. Spesso accompagnata da sensazione di oppresione, angoscia, dispnea e sudorazione algica.

- Angina pectoris: più o meno violento, scatenato da sforzi o a riposo, può avere irradiazioni come l'infarto, durata limitata nel tempo (<20 minuti) ed in genere recede con l'assunzione di nitrati s.l.

- Aneurisma dissecante dell'aorta: dolore violento e trafittivo, improvviso, spesso irradiato al dorso, può migrare in relazione alla progressione della dissecazione del vaso.

- Ernia jatale: più localizzato a livello epigastrico, può presentare irradiazione interscapolare, il dolore può aumentare alla deglutizione, in clinostatismo o facendo inclinare in avanti il paziente, generalmente il soggetto riferisce una storia di rigurgiti acidi (riduzione con assunzione di antiacidi), la palpazione a livello epigastrico può esacerbare il dolore.

- Pericardite: il dolore si accentua agli atti respiratori o in relazione alla posizione (talora si attenua facendo inclinare in avanti il paziente, mentre aumenta in posizione supina), spesso il soggetto riferisce un recente episodio febbrile.

- Costocontralgia: il dolore è puntorio, in genere accentuato dalla digito-pressione.

- Tamponamento cardiaco: il dolore è irradiato al collo, alla spalla, al dorso o all'addome, è accentuato dalla respirazione profonda o dalla tosse.

- Embolia polmonare: il dolore più o meno violento è influenzato dagli atti respiratori ed è quasi costantemente accompagnato ad improvvisa dispnea e tachipnea; si associa inoltre ad ipotensione.

lunedì 12 settembre 2011


Colesterolo

L'uomo produce per biosintesi autonoma la maggior parte del colesterolo necessario, negli adulti tra 1 e 2 grammi al giorno. Solo una piccola parte (in media 0.1 fino 0.3, massimo 0.5 grammi) viene assunta con l'alimentazione: la maggior parte del metabolismo del colesterolo avviene nel fegato.
Le funzioni del colesterolo:
  • E' un ingrediente essenziale della membrana cellulare di tutte le cellule animali: si inserisce fra i due strati di fosfolipidi diminuendone la fluidità.
  • Assieme con molecole proteiche il colesterolo regola lo scambio di sostanze messaggere tramite la membrana cellulare.
  • Crescita e divisione cellulare.
  • Il colesterolo è la sostanza base per la sintesi degli ormoni steroidei come aldosterone, cortisone, testosterone, estradiolo ecc.
  • Il colesterolo è essenziale per lo sviluppo embrionale
  • Il colesterolo prodotto nel fegato viene impiegato in buona parte per la produzione di bile, una sostanza secreta nel duodeno che serve a emulsionare i lipidi alimentari per renderli assorbibili dall'intestino tenue.
Visto che il colesterolo, come tutti i grassi, non è solubile nel sangue, per il trasporto ematico deve essere "imballato" in complessi aggregati sferici o discali di trasporto (lipoproteine).
Questi aggregati vengono "assemblati" nell'epitelio intestinale durante la fase prandiale sotto forma di chilomicroni, mentre durante il digiuno vengono prodotti soprattutto nel fegato come VLDL (very low density lipoproteins), le quali vengono rilasciate nella circolazione sanguigna. Nel microcircolo, le VLDL sono idrolizzate dalla lipoprotein-lipasi presente sulla superficie delle cellule endoteliali, rilasciando gran parte del loro contenuto di trigliceridi (che diffondono nei tessuti) e trasformandosi in IDL o particelle rimanenti (lipoproteine a densità intermedia). Le IDL sono quindi idrolizzate a livello epatico e convertite in LDL (low density lipoproteins). Le LDL fuoriescono dalla circolazione e, dopo aver attraversato la matrice fondamentale del tessuto connettivo, raggiungono le cellule parenchimali, alla cui superficie si legano tramite l'interazione con i recettori cellulari per le apoB-proteine e vengono trasportate nell'interno delle cellule epatiche, cedendo cosí il loro carico di colesterolo. Le HDL hanno funzione di partecipare all'evoluzione di chilomicroni e VLDL (very low density lipoprotein) e di rimuovere il colesterolo in eccesso dai tessuti periferici per portarlo al fegato o ai tessuti steroidogenici, come le ghiandole surrenali o le gonadi.
Quindi:
- le LDL trasportano il colesterolo e lo consegnano.Ma, durante il tragitto, i radicali liberi, oppure la troppo alta concentrazione di zuccheri nel sangue, può alterarle, il "colesterolo" diventa appiccicoso, viene scaricato e aderisce sulle pareti delle vene e delle arterie, provocando placche ed arteriosclerosi. Se le placche si accumulano fino a ostruire il flusso del sangue al cuore si rischia l’infarto, mentre se l’occlusione riguarda il flusso al cervello si arriva all’ictus. (Ecco perchè viene chiamato colesterolo "cattivo" o "aterogeno")
- le HDL invece si occupano di ripulire i vasi dal colesterolo in eccesso e lo riportano al fegato per essere riciclato o per eliminarlo attraverso la bile. Sono gli "spazzini" delle arterie. (Ecco perchè viene chiamato colesterolo "buono" o "antiaterogeno").
Valori:

1. Colesterolo totale:
  • <200 mg/dl: desiderabile
  • 200-239 mg/dl: border-line
  • >240 mg/dl: elevato
2. Colesterolo HDL:
  • <40 mg/dl: basso
  • >60 mg/dl: buono
3. Colesterolo LDL:
  • <100 mg/dl: ottimale
  • 100-129 mg/dl: buono
  • 130-159 mg/dl: border-line
  • 160-189 mg/dl: elevato
  • >190 mg/dl: molto elevato.

mercoledì 7 settembre 2011


Antiemetici

A seconda del neurotrasmettitore impiegato nella genesi del vomito si possono utilizzare diversi farmaci.
1. Antagonisti della serotonina: agiscono interagendo con il recettore 5HT3, bloccando la trasmissione serotoninergica. Sono usati principalmente nell'emesi da chemioterapici.
  • Ondasetron (Zofran): va somministrato prima della terapia antineoplastica per via ev. Finito il ciclo si continua per via orale. Dà cefalea, costipazione e vertigini. Se associato al cortisone (diminuisce effetti irritanti) si ha una copertura del 90%.
  • Granisetron: più potente. Dà cefalea, vertigini, disorientamento, sonnolenza, diarrea, stipsi.
2. Antagonisti della dopamina: facilita la contrazione della fibra perchè la dopamina inibisce il motoneurone primario. Vengono usati nel vomito a partenza centrale.
  • Neurolettici a basse dosi hanno effetto antiemetico, antisinghiozzo e antitosse. Il più usato è la Clorpromazina anche se generalmente sono poco utilizzati per i troppi effetti indesiderati.
  • Metoclopramide (Plasil): è un antagonista D2 (ad alte dosi ha anche effetti sul recettore 5HT3, 5HT4 presente sui neuroni colinergici promuoventi la contrazione della fibra, ma anche a livello centrale). E' simile al neurolettico ma ha effetti prevalentemente periferici con aumento della peristalsi dall'esofago al tenue. Un aumento della dose dermina un effetto centrale con conseguente antagonismo alla dopamina al centro del vomino. Determina effetti extrapiramidali (Parkinson iatrogeno), distonie, diminuzione dell'assorbimento di altri farmaci e aumento della prolattina.
  • Cisapride (Propulsid): recentemente ritirato per effetto cardiotossico (allungamento tratto QT) ma consentito solo in età pediatrica. Passa la BEE e aumenta la motilità anche del colon con conseguente diarrea.
  • Domperidone: antagonista dei recettori D2, non è molto potente, aumenta la peristalsi e non arriva a livello centrale quindi determina meno effetti indesiderati (tremori, alterazione della concentrazione, simil-Parkinson). Ha metabolismo epatico. Induce iperprolattinemia.
3. Antistaminici: azione sui recettori H1. Usato nelle cinestosi.
  • Difenidramina: pediatrico. Dà sonnolenza
  • Dimenidrinato (Travelgum, Xamamina): in cerotto o gomme. Dà sonnolenza.
4. Antimuscarinici: per cinestosi
  • Scopolamina: depressione immediata a livello centrale. Dà sonnolenza. Viene usata come cerotto dietro all'orecchio (Transcop).
5. Benzodiazepine: indicate nel vomito anticipatorio e per diminuire l'ansia.

6. Betanecolo: mima l'effetto dell'acetilcolina direttamente alla giunzione neuromuscolare.

venerdì 2 settembre 2011


Emetici

Sono farmaci in grado di indurre il vomito. Vanno utilizzati quando si vuol provocare lo svuotamento dello stomaco. Sono usati nella terapia degli avvelenamenti.
- Derivati della morfina: sc, causano vomito agendo sull'area trigger bulbare (vedi antiemetici). Possono dare depressione respiratoria.
- Sciroppo di ipecacuana: ha come principio attivo l'ematina. Per os, detrmina vomito in 20-30 minuti. Ha azione irritante sulla mucosa gastrica ed è in grado di stimolare l'area trigger. L'effetto aumenta se somministrato con 200 ml di acqua.
- Solfato di rame: pericoloso.

sabato 27 agosto 2011


Il vomito

La nausea e il vomito sono sintomi molto sfavorevoli che portano alla perdita di notevoli quantità di liquidi ed elettroliti. Il motoneurone primario del plesso mioenterico rilascia acetilcolina, promuovendo la contrazione della fibra muscolare. La sua attività è modulata da neuroni ad attività anticolinergica (inibizione) e colinergica (attivazione).
Cause di vomito sono:
- farmaci (antineoplastici come il cisplatino)
- patologie gastroenteriche
- gravidanza
- cinestosi
Il processo si attiva a partire da:
- visceri (cuore, tratto GE): attivano la CTZ ( chemoreceptor trigger zone sita a livello dell'area postrema) con produzione di dopamina, istamina e acetilcolina stimolanti il centro del vomito, nella formazione reticolare parvicellulare del tronco dell'encefalo, che secerne serotonina.
- encefalo e tronco dell'encefalo: come sopra
- apparato vestibolare: attraverso istamina e acetilcolina stimola il centro del vomito
- vago: dermina aumento della peristalsi, aumento del tono pilorico, rilasciamento gastrico e rilasciamento dello sfintere esofageo inferiore
- nervi frenici
- nervi dei muscoli addominali.

lunedì 22 agosto 2011


Lassativi

I lassativi vanno utilizzati:
- in caso di diminuita consistenza delle feci (per patologie cardiache o encefaliche)
- in pazienti che han subito un'emorroidectomia
- in pazienti che devono subire un intervento gastrointestinale
- in pazienti intossicati
- in pazienti in terapia cronica con oppioidi (danno stipsi ostinata)
- come catartici per diminuire l'assorbimento di sostanze tossiche.
Controindicazioni: ostruzione intestinale.

1. Farmaci formanti massa: determinano l'ammorbidamento delle feci in 1-3 giorni
- fibre vegetali e crusca che richiamano acqua nel lume intestinale. Sono i più sicuri.
- preparati di psyllium
- metilcellulosa
- docusati

2. Stimolanti: i più pericolosi. Determinano feci morbide o semiliquide in 6-8 h.
- Bisacodile (Confetto Falqui, Dulcolax)
- Derivati antrachinonici: senna (Pursennid)

3. Salini e osmotici: sono i più rapidi. Evacquazione acquosa in 1-3h.
- Fosfato di Sodio
- Solfato di Magnesio (sali inglesi), anche come catartico; danno crampi e disidratazione
- Latte di Magnesia
- Olio di Ricino
- Lattulosio (Laevolac): gli zuccheri complessi si dissociano nell'intestino e diminuiscono il pH. Hanno effetto irritante e quindi determinano l'evacuazione. Viene usato in caso di insufficienza epatica perchè diminuisce il pH e riduce la proliferazione di batteri produttori di NH3 rallentando un'eventuale insorgenza di encefalopatia.

mercoledì 17 agosto 2011


Antidiarroici

Tra le secrezioni e i liquindi ingeriti, per il tratto gastrointestinale passano all'incirca 9 l/die e con le feci ne vengono eliminati circa 0.1 l. Quando questa quantità aumenta si ha la diarrea. Non sempre la diarrea va trattata. Di solito si tende ad intervenire nei bambini e negli anziani, in quanto il rischio di disidratazione è alto e vi possono essere gravi alterazioni elettrolitiche.
1. Agonisti oppioidi di sintesi piperidinici:
- Difenossilato: passa la BEE (barriera ematoencefalica)
- Loperamide (Imodium): non passa la BEE. Va utilizzato per brevi periodi perchè se la diarrea è infettiva, favoriscono la moltiplicazione dei patogeni in loco.
2. Reidratazione orale: soluzione orale con elettroliti, glucosio e aminoacidi

venerdì 12 agosto 2011


Anticoagulanti

La cascata coagulativa comprende una via intrinseca e una via estrinseca; esse, attraverso l'attivazione della trombina, stimolano la fibrina a produrre il tappo coagulativo.

EPARINA
E' un polisaccaride ad alto peso molecolare, legato a un core proteico, che viene sintetizzata a livello epatico nei granuli dei mastociti. Funziona come controllo locale della coagulazione, impedendone un'eccessiva attivazione. Effetto: stimola l'attività dell'antitrombina III, una proteasi fisiologicamente presente nel sangue, in grado di inibire i fattori della coagulazione.

1. Eparina classica:
  • Sodica: ev, si usa nelle emergenze; è ottenuta dal polmone di bue o dall'intestino di maiale tramite un processo di estrazione che stacca le catene dal core proteico (responsabile dell'antigenicità). E' una miscela di frammenti di diversa lunghezza. Lega più fattori (XII, IX, X, II) all'antitrombina III formando un complesso antitrombina-proteasi. A questo punto l'eparina non è consumata ed è di nuovo disponibile. Viene degradata dal sistema reticolo-endoteliare e l'emivita dipende dalla dose. La sua attività viene valutata misurando il tempo di aPTT (tempo di troboplastina parziale attivata) che dovrebbe essere mantenuto 1,5 volte quello medio normale.
  • Calcica: sc, in post-acuto (latenza 20-30 minuti).
Usi terapeutici: blocca la via intrinseca. Utile nel trattamento delle trombosi.
Tossicità: mai utilizzarla per via intramuscolare perchè potrebbe dare origine ad ematomi nel punto di inoculo; possibili emorragie (antidoto: protamina solfato), trombocitopenia acuta, alterazione parametri di funzionalità epatica e iperpotassiemia per inibizione dell'aldosterone.

2. Eparine a basso peso molecolare: bloccano solatanto il FX attivato. Sono molto più costose ma forse più sicure. Somministrazione: sc.
  • Enoxaparina (Clexane): siringhe preriempite. Usi: angina instabile, IMA non-Q, profilassi trombosi venosa profonda, prevenzione della coagulazione in emodialisi.
  • Nadroparina (Fraxiparina)
  • Dalteparina Sodica (Fragmin): profilassi trombosi in chirurgia, in emodialisi ed emofiltrazione, trombosi acute, malattia coronarica instabile.
  • Parnaparina: profilassi trombosi venosa profonda in chirurgia, patologia venosa ad eziologia trombotica.
  • Fondaparinux sodica: prevenzione trombosi venosa profonda in chirurgia.
ANTICOAGULANTI ORALI
Inibiscono i fattori II, VII, IX, X. Il principio attivo è il dicumarolo (bisidrossicumarina). L'effetto non è immediato, in quanto i fattori già sintetizzati sono ancora attivi. Vengono metabolizzati a livello renale ed epatico ed escreti per via renale e fecale.
Bloccano la carbossilazione dei fattori Vitamina K-dipendenti prodotti dal fegato. Sono:
  • Warfarin (Coumadin): l'effetto dura per 2-5 giorni.
  • Acenocumarolo (Sintrom): l'effetto dura per 2 giorni
Interazioni:
- minore effetto anticoagulante con: resine a scambio ionico, integratori a base di vit k, resezioni gastrointestinali, ecc..
- maggiore effetto anticoagulante: dieta carente di vit k, somministrazione di antibiotici, insufficienza epatica e cardiaca, riduzione sintesi di proteine plasmatiche, antidiabetici orali.
Effetti indesiderati:
- emorragie
- effetti teratogeni: la donna incinta va scoagulata con eparina o eparine a basso PM
- necrosi cutanea.
La terapia va minitorata con il dosaggio del tempo di protrombina o INR.

domenica 7 agosto 2011


Antiaggreganti piastrinici

Come facilmente intuibile, sono farmaci in grado di inibire l'aggregazione piastrinica.
Usi terapeutici: prevenzione delle trombosi anche in pazienti sottoposti ad angioplastica e sostituzione valvolare.
Usati in associazione hanno spesso effetto sinergico.
- Acido acetilsalicilico-ASA (Cardioaspirin, Ascriptin): blocca la cicloossigenasi 1 (COX1) in maniera irreversibile (la piastrina priva di nucleo non può produrne di nuova) con mancata produzione di trombossano A2 a blanda azione aggregante ma potente azione vasocostrittrice. Possibili problemi gastrici.
- Dipiridamolo: stimola il cAMP piastrinico. Da solo, ha effetto scarso o nullo, ma usato in associazione ad ASA o Warfarin è utile nella profilassi della tromboembolia nei portatori di valvole cardiache.
- Ticlopidina: blocca il recettore per le purine associato all'ADP con conseguente inibizione della produzione di cAMP e blocco dell'aggregazione piastrinica. L'effetto si ha progressivamente in 8-10 giorni e si protrae per diversi giorni dopo la sospensione. Può dare nausea, vomito, diarrea, neutropenia, trombocitopenia, porpora trombotica trombocitopenia; necessita quindi, di un monitoraggio periodico dell'emocromo con formula e conteggio piastrinico.
- Clopidogrel: analogo alla ticlopidina ma presenta meno effetti indesiderati. Usi terapeutici: prevenzione della sindrome coronarica acuta senza innalzamento del tratto ST (angina instabile o IMA senza Q) in associazione con ASA.
- Antiaggreganti piastrinici di uso ospedaliero: bloccano la glicoproteina alfa2beta3, che si trova sulla superficie piastrinica, avente funzione di recettore per il fibrinogeno e il fattore di Von Willerbrand; impediscono quindi, l'aggregazione piastrinica e la retrazione del coagulo. Sono: Abiciximab, Eptifibatibe e Tirofiban.

martedì 2 agosto 2011


Trombolitici

Vengono utilizzati nei pazienti con tromboembolia acuta. Il coagulo viene disciolto dalla plasmina attivata a partire dal plasminogeno.
- Attivatori tissutali del plasminogeno: vengono rilasciati naturalmente dall'endotelio qualora vi sia stasi ematica. Attivano il plasminogeno a plasmina, in grado di "digerire" il coagulo di fibrina. Sono somministrabili solo ev. Sono molto costosi in quanto prodotti con la tecnica del DNA-ricombinante. Usi terapeutici: IMA e ictus cerebrale non emorragico.
- Streptokinasi: proteina prodotta dagli streptococchi beta-emolitici. Breve effetto, emorragia controllata e meno costoso. Può dare però reazioni allergiche, febbre e raramente anafilassi.
- Urokinasi: viene sintetizzata a partire da cellule umane. Viene usato in pediatria ma a tutt'oggi è quasi del tutto inutilizzata.

venerdì 6 maggio 2011


Ambliopia

Si intende la presenza di una ridotta acuità visiva mono o bilaterale, senza causa apparente, dovuta ad un'indeguata stimolazione durante il periodo critico dello sviluppo del sistema visivo (dalla nascità a circa 6 anni d'età). Raggruppa diverse entità cliniche:
- strabica: è unilaterale ed è il risultat dell'inibizione attiva nelle vie retino-corticali del segnale visivo originatosi dalla fovea dell'occhio deviato. Alla base dell'ambliopia strabica vi è il fenomeno della soppressione o di neutralizzazione attiva dell'immagine che da facoltativo in visione binoculare diviene obbligatorio anche in visione monoculare.
- anisometropica: si manfesta a carico dell'occhio più ametrope; anche questa è un'ambliopia da inibizione attiva ed è dovuta all'incapacità della corteccia occipitale a fondere immagini retiniche di grandezza diversa.

domenica 1 maggio 2011


Episclerite

E' un'affezione di solito ricorrente che consiste in una flogosi settoriale o, più raramente diffusa dell'episclera. Si manifesta come congestione sottocongiuntivale, lievemente dolente e dolorabile. La iniezione episclerale può essere diagnosticata alla lampada a fessura: i vasi congesti scorrono in direzione radiale e possono essere osservati al di sotto della congiuntiva. Talvolta la lesione è di aspetto nodulare e si verifica chemosi localizzata o lieve corpuscolatura dell'acqueo. La sintomatologia soggettiva è comunque modesta e l'iperemia è di regola monolaterale e limitata. L'affezione è comunemente idiopatica. Talvolta coesistono malattie del collageno o iperuricemia gottosa. L'episclerite deve essere trattata con colliri cortisonici. Di solito è sufficiente un breve trattamento per la completa remissione dell'affezione che però tende a recidivare.

martedì 26 aprile 2011


Pterigio

E' una proliferazione della congiuntiva, di forma triangolare o ad ala, che tende ad oltrepassare il limbus dirigendosi verso il centro della cornea. Superato il limbus, nella cornea distrugge la membrana di Bowman, produce deformazione e quindi astigmatismo, e, se giunge in campo pupillare, causa riduzione visiva. La sintomatologia soggettiva può essere assente o scarsa; talvolta provoca senso di corpo estraneo. Lo pterigio deve essere asportato chirurgicamente prima che, invadendo la cornea, possa provocare disturbi visivi. Talvolta recidiva necessitando di interventi di plastica congiuntivale.

domenica 6 febbraio 2011


Gerontoxon o arco senile

Si tratta di una degenerazione molto frequente, quasi costante in individui molto anziani (80 anni e oltre). Consiste nella comparsa di semilune biancastre nella cormea periferica: talvolta interessano l'area corneale perilimbare per gli interi 360 gradi: si tratta di una alterazione senza alcun significato patologico provocate da depositi lipidici a livello delle membrane di Bowman e di Descemet. E' opportuno un controllo dello stato lipidico solo se insorge in pazienti cn meno di 40 anni. Se unilaterale può essere collegata a malattie occlusive della carotide.

martedì 1 febbraio 2011


Pinguecola

E' una manifestazione degenerativa frequente, ma banale. Si presenta come con ispessimento congiuntivale di colorito bianco-giallastro, accanto al limbus, in corrispondenza dell'area esposta (a ore 3 e a ore 9). Di forma ovale o triangolare, talvolta nel suo contesto presenta concrezioni biancastre, calcaree o cistiche. Consiste di accumuli sottoepiteliali di collagene alterato: istologicamente si osservano fenomeni di degenerazione elastotica con depositi di materale ialino.
Questa alterazione degenerativa solitamente è asintomatica: talvolta quando eccessivamente rilevata tende ad asciugarsi e il paziente prova fastidio e senso di corpo estraneo. Talvolta, raramente, si infiamma. Il più delle volte si tratta soltanto di un modesto problema di natura estetica. Raramente si rende necessaria l'escissione chirurgica. In caso di irritazione va trattata la flogosi e vengono consigliate lacrime artificiali senza conservanti.

mercoledì 26 gennaio 2011


Congiuntivite atopica

E' caratterizzata da una frequente sensibilizzazione per allergeni alimentari e dalla associazione con alterazioni dermatologiche (dermatite pruriginosa o eczema). Si calcola che il 3% della popolazione sia affetta da forme di dermatite atopica: un soggetto su quattro presenta manifestazioni oculari. La congiuntivite atopica è quindi una delle malattie oculari più diffuse. Esistono due forme cliniche: la prima è la forma infantile che tende a scomparire nel terzo anno di vita, ma può ripresentarsi successivamente. La forma clinica dell'adulto invece si manifesta generalmente attorno ai vent'anni. Nei soggetti affetti vi è spesso una storia famigliare da atopia; essi presentano livelli elevati di IgE, IgG ed IgM seriche con diminuzione delle IgA e delle IgD. Esistono anche dati che fanno pensare ad alterazioni della immunità cellulare. Le alterazioni cutanee consistono in aree aritemato-pruriginose principalmente in corrispondenza delle superfici flessorie, del viso e delle regioni postauricolari. Le manifestazioni oculari non sono legate alla stagione. Le congiuntive possono essere pallide o più spesso iperemiche, frequentemente vi è ipertrofia papillare a carico della tarsale e talvolta anche del limbus. Spesso vi sono alterazioni dei bordi palpebrali dovute a macerazione da eccessiva lacrimazione o blefarite da sovrapposizione batterica (stafilococco). La cornea è spesso coinvolta con cheratite puntata, ulcere e nei casi più gravi fenomeni di neovascolarizzazione. E' stata riscontrata una elevata incidenza del cheratocono con un meccanismo patogenetico assolutamente sconosciuto. Tra le congiuntiviti allergiche la congiuntivite atopica è di certo la più difficile da trattare, più lunga come durata, dalla sintomatologia fastidiosa e capace di causare le complicanze più gravi.

venerdì 21 gennaio 2011


Rinocongiuntivite allergica

E' una infiammazione bilaterale della congiuntiva, che si presenta con recrudescenze stagionali, caratterizzata clinicamente da iperemia congiuntivale e prurito a cui si associa una concomitante sintomatologia nasale. Nella sua forma più tipica copisce soggetti che presentano una sensibilizzazione alle graminacee o altri pollini: altri allergeni frequenti sono il pelo di animali e le polveri di casa. L'immunopatogenesi è legata a un meccanismo IgE mediato: l'allergene, venuto a contatto con la mucosa congiuntivale, si discioglie nel film lacrimale e si lega alle IgE adese alla membrana delle mastcellule, provocando la liberazione dell'istamina e di altri mediatori delle manifestazioni cliniche. Sintomi caratteristici della rinocongiuntivite allergica sono bruciore, lacrimazione e prurito; i segni obiettivi sono spesso assenti o assai scarsi (lieve iperemia ed edema congiuntivale, modesta reazione papillare). Spesso si associano manifestazioni rinitiche. Si tratta comunque di forme cliniche generalmente lievi e senza interessamento corneale, con buona risposta ai comuni farmaci antiallergici.

domenica 16 gennaio 2011


Il cheratocono

E' una deformazione conica della cornea dovuta dovuta al suo progressivo sfiancamento con assottigliamento in area paracentrale o centrale: la malattia è sempre bilaterale anche se talvolta fortemente asimmetrica. I sintomi consistono in un progressivo calo del visus che di solito inizia con l'adolescenza e progredisce sino all'età adulta (35-40 anni). All'esame oftalmologico si rileva un astigmatismo corneale che lentamente progredisce e diviene via via più irregolare. Alla lampada a fessura si evidenzia un assotigliamento paracentrale della cornea (con alterazioni del profilo che perde ogni segno di sfericità) e protrusione della parte più assotigliata. Risulta segno patognomonico il disallineamento delle mire riflesse del cheratocono (oftalmometro di Javal). Altri segni caratteristici sono depositi epiteliali ferrosi alla base del cono (anello di Fleischer), linee di tensione verticali nello stroma corneale (strie di Vogt), deformazione del bordo palpebrale inferiore a sguardo in basso (segno di Munson) e il segno di Rizzuti, un triangolo di luce proiettato sull'iride quando si focalizza una luce sulla cornea. Attualmente le curvature corneali possono essere studiate e analizzate nelle loro eventuali variazioni attraversoi le mappe corneali ottenute mediante i moderni cheratoscopi (videocheratografi computerizzati). Il cheratocono può evolvere progressivamente e culminare in un episodio acuto (cheratocono acuto) in cui si verifica un'idrope cornale per rottura della membrana di Descemet: in tale occasione il visus decade improvvisamente e vi può essere sintomatologia dolorosa. Da un punto di vista istologico la malattia consiste in degenerazione fibrillare e rotture della membrana di Bowmann con assotigliamento dello stroma: la membrana di descemet è coinvolta solo nella fase terminale della malattia. E' frequente l'associazione del cheratocono con la congiuntivite rimaverile (non si conoscono le ragioni di questa associazione). La eziologia è sconosciuta: è stata supposta un'ezionlogia ereditaria. Non esiste terapia medica anche se, sulla base di possibili concause (ipovitaminosi), viene consigliata la somministrazione di vitamine A e E. Il trattamento consiste nella correzione del difetto refrattivo sinchè questo è correggibile con occhiali. Più frequentemente un risultato ottimale è ottenibile solo con lenti a contatto rigide gaspermeabili: l'uso di lenti a contatto potrebbe avere un effetto di contenimento e quindi di rallentamento dell'evoluzione della malattia. I pazienti affetti da cheratocono che utilizzano lenti a contatto dovranno preferenzialmente usare lacrime artificiali con elevato potere lubrificanete per ridurre gli attriti e gli eventuali decubiti della lente sull'apice corneale. Il trattamento del cheratocono acuto può essere tentato con instillazione di sostanze ipertoniche sotto copertura antibiotica. La cheratoplastica perforante deve essere pèresa in considerazione solo quando l'acutezza visiva con lenti a contatto sia insoddisfacente o le lenti a contatto stesse non siano tollerate. In queste cornee, per definizione instabili e assotigliate, la chirurgia refrattiva è controindicata.