Epidemiologia: è la neoplasia più frequente del sesso femminile e la sua incidenza è in lieve ma costante aumento in tutto il mondo. In Italia si stima una maggiore incidenza nelle regioni settentrionali e nelle aree urbane. Globalmente è la prima causa di morte per tumore nella donna.
Eziologia: i fattori eziologici sono in gran parte sconosciuti. I principali fattori di rischio sono rappresentati da:
- fattori famigliari e genetici: la presenza di un famigliare di primo grado ammalato di carcinoma della mammella comporta un rischio di carcinoma mammario circa il doppio rispetto alla popolazione generale. La predisposizione alla malattia sembra essere ereditata come tratto autosomico dominante e sembra essere legata a:
▪ mutazioni della p53 nelle pazienti con sindrome di Li-Fraumeni
▪ mutazioni coinvolgenti il gene BRCA-1, localizzato sul cromosoma 17, e il gene BCRA-2, localizzato sul cromosoma 13
- fattori riproduttivi: il rischio appare inversamente correlato all’età della prima gravidanza e al numero di gravidanze a termine, per il potente stimolo differenziativo che ciascuna gravidanza esercita sull’epitelio mammario, mentre sembrerebbero fattori di rischio certi il menarca precoce e la menopausa tardiva. Questi ultimi due fattori corrisponderebbero a una maggiore durata della vita riproduttiva e , di conseguenza, a una più lunga esposizione dell’epitelio agli stimoli proliferativi degli estrogeni
- fattori ormonali: i livelli di esposizione agli estrogeni da parte della ghiandola mammaria sembra rappresentino il principale fattore di rischio. Ancora da appurare il ruolo dei progestinici. Alcuni studi hanno evidenziato un incremento del rischio nelle pazienti che assumono una terapia sostitutiva ormonale per prevenire i tipici disturbi post-menopausali. Controverso il ruolo dei contraccettivi orali
- fattori antropometrici: confermato fattore di rischio è l’obesità probabilmente dovuto al fatto che il tessuto adiposo rappresenta la principale fonte di estrogeni circolanti nella donna nel post-menopausa
- fattori dietetici: un rischio aumentato sembrerebbe essere associato al consumo di grassi animali e a un basso introito di fibre vegetali
Clinica della neoplasia in fase iniziale: raramente esistono segni clinici che possono far sospettare la presenza della neoplasia. Non sono da sottovalutare:
- presenza di un nodulo duro, non dolente a margini mal delimitabili
- retrazione della cute e del capezzolo
- presenza di linfoadenopatia ascellare
- secrezione ematica dal capezzolo
- erosione eczematoide pruriginosa del capezzolo o dell’areola
- segni di infiammazione: mammella ingrossata, calda, arrossata, edematosa, dolente (mastite carcinomatosa)
Clinica della neoplasia in fase avanzata: quadro clinico eterogeneo in dipendenza della localizzazione delle metastasi:
- metastasi cutanee: da piccole lesioni papulari a grosse lesioni confluenti e ulcerate fino alla formazione di vere e proprie corazze
- metastasi ossee: dolore di notevole intensità accompagnato spesso da una frattura patologica
- metastasi polmonari: tosse, dispnea, emoftoe e versamento pleurico
- metastasi epatiche: asintomatiche fino a che non determinano una significativa riduzione del parenchima epatico funzionante: aumento delle transaminasi (AST, ALT), della bilirubina e della fosfatasi alcalina
- metastasi cerebrali: sintomi e segni di ipertensione endocranica (cefalea e vomito senza nausea)
Diagnosi:
● Esame clinico: ispezione e palpazione delle mammelle. Consente di identificare noduli palpabili, alterazioni del capezzolo e della cute e tumefazione dei linfonodi regionali.
● Mammografia: è l’esame cardine della diagnostica senologica. Permette di rilevare noduli radiopachi a contorni infiltranti, microcalcificazioni, segni di distorsione e infiltrazione del parenchima. Consente il rilievo di lesioni anche di pochi millimetri e la citologia per aspirazione
● Ecografia:utile per integrare la mammografia
● Esame citologico mediante aspirazione con ago sottile: utile per confermare la diagnosi di neoplasia nel pre-operatorio
● Biopsia chirurgica: utile in caso si diagnosi dubbia
Stadiazione: la valutazione dell’estensione della malattia deve essere effettuata, prima di qualunque intervento terapeutico, attraverso:
- mammografia
- radiografia del torace in 2 proiezioni
- ecografia epatica
- scintigrafia ossea ed esame radiologico con stratigrafia delle aree di iperaccumulo
- altri esami a discrezione del clinico
Tali esami consentono la definizione del TNM clinico:

T: tumore primitivo
TX: tumore primitivo non definibile
T0: tumore primitivo non evidenziabile
Tis: Carcinoma in situ: CA intraduttale, CA lobulare in situ o malattia di Paget del capezzolo senza tumore sottostante
T1: tumore <> 2 e <> di 5 cm nella sua dimensione massima
T4: tumore di qualsiasi dimensione con estensione diretta alla parete toracica e/o alla cute

N: linfonodi regionali
NX: linfonodi regionali non valutabili
N0: assenza di metastasi ai linfonodi regionali
N1: metastasi mobili ai linfonodi ascellari omolaterali
N2: metastasi ai linfonodi ascellari omolaterali che appaiono fissi o a pacchetto, o apparente positività clinica dei linfonodi mammari interni omolaterali in assenza di metastasi ai linfonodi ascellari clinicamente manifeste
N3: metastasi ai linfonodi infraclavicolari omolaterali, o apparente positività clinica dei linfonodi mammari interni omolaterali in presenza di metastasi ai linfonodi ascellari clinicamente manifeste, o metastasi ai linfonodi sovraclavicolari omolaterali

M: metastasi a distanza
MX: metastasi a distanza non accertabili
M0: assenza di metastasi a distanza
M1: presenza di metastasi a distanza

Si considerano inoperabili i casi classificati come T4-N2-3. Molto utile è la classificazione in stadi che raggruppa le categorie TNM:

Stadio 0:
Tis N0 M0
Stadio I:
T1 N0 M0
Stadio IIA:
T0 N1 M0
T1 N0 M0
T2 N0 M0
T2 N1 M0
Stadio IIB:
T2 N1 M0
T3 N0 M0
Stadio IIIA:
T0 N2 M0
T1 N2 M0
T2 N2 M0
T3 N1 M0
T3 N2 M0
Stadio IIIB:
T4 N0 M0
T4 N1 M0
T4 N2 M0
Stadio IIIC:
qualunque T N3 M0
Stadio IV:
qualunque T qualunque N M1

Terapia: si basa sulla chirurgia, la chemioterapia, l’ormonoterapia e la moderna terapia a bersaglio molecolare specifico.
Prevenzione: sono possibili due strategie preventive:
- screening senologico: screening mammografico della popolazione asintomatica efficace nella fascia di popolazione tra i 50 e i 69 anni. La periodicità del test deve essere compresa tra 1 e 3 anni
- chemioprevenzione: rappresenta un approccio sperimentale. Risultati molto interessanti si sono ottenuti con i composti ad azione antiestrogenica. Tra gli antiestrogeni, il Tamoxifene è al momento oggetto di sperimentazione clinica avanzata quale agente chemiopreventivo ed è l’unico farmaco approvato al momento solo negli USA. Vanno menzionati quali agenti chemiopreventivi, gli inibitori dell’aromatasi che esercitano attività antiestrogenica indiretta riducendo la produzione endogena di estrogeni nelle donne in post-menopausa.