Sono caratterizzati da sintomi fisici senza base organica dimostrabile o da sintomi sproporzionati rispetto ad un processo fisiopatologico. Sono sintomi involontari e non prodotti intenzionalmente.
Essi portano il paziente a numerosi controlli i quali, risultando negativi, lo portano a effettuare ulteriori esami.
Si possono distinguere:
- vantaggio primario, ovvero l’usare un sintomo (somatico) come mezzo per allontanare dalla coscienza il contenuto di conflitti intrapsichici
- vantaggio secondario, ovvero grazie al sintomo si può avere protezione o esenzione da obblighi, situazioni stressanti ecc..
I pz con disturbo somatoforme esprimono tramite somatizzazione un disagio psicosociale del quale non hanno alcuna consapevolezza. Mancando essa e la possibilità quindi di elaborarlo mentalmente non si può risalire alla causa e all’insorgenza, portando il pz a numerosi controlli e ad insoddisfazione ogni volta che risultino negativi.
Pare ci sia una suscettibilità genetica associata al disturbo.

DISTURBO DI SOMATIZZAZIONE
È il quadro clinico più riscontrabile tra questi disturbi. Consiste in insistenti lamentele relative a sintomi fisici che continuano per anni (4 sintomi gastrointestinali, 2 disturbi algici, 1 disturbo neurologico, 1 disturbo della sfera sessuale) ai quali possono essere associati ansia, disturbo di panico, abuso di farmaci...
Sorge prima dei 25 anni e ha decorso cronico con brevi remissioni e difficoltà della vita di relazione e sociale. A parte ansia e depressione, farmacologicamente non si riesce a trovare una cura. Anche il trattamento psicoterapico è estremamente complesso.

DISTURBO ALGICO
Consiste in sindromi dolorose di natura psicogena di intensità e gravità tali da richiedere l’intervento medico. Può essere acuto o cronico e anch’esso può essere associato ad ansia, depressione, abuso di farmaci. Il quadro più classico è la sensazione di bruciore e dolore alla mucosa buccale (burning mounth syndrome), che risulta indenne, spesso in donne in postmenopausa. Amisulpride e antidepressivi possono dare discreti risultati.

DISTURBO DI CONVERSIONE
Conversione si riferisce alla funzione psichica che trasforma un conflitto intrapsichico in un sintomo somatico funzionale. Qui si hanno sintomi pseudo-neurologici come paralisi, afonie, difficoltà a deglutire... (motori), oppure cecità, visione “a cannocchiale”, allucinazioni... (sensitivi). Si verificano in adolescenti o comunque in giovani e possono essere trattati con rilassamento e ipnosi. Un intervento tempestivo aiuta a non cronicizzare i sintomi.

DISTURBO DISMORFOFOBICO
È caratterizzato da incessanti preoccupazioni sul proprio aspetto fisico, focalizzate su vere o presunte anomalie, che portano in ogni caso a sproporzionate lamentele (forma del naso, del volto...) e a rimuginazione, depressione, con non rari episodi di autolesionismo.
Il paziente per lo più riconosce la sua esagerazione ma esistono casi in cui si può arrivare anche ad un convincimento quasi delirante. Possono ricorrere anche alla chirurgia plastica per correggere il presunto difetto ma risolve poco, perchè la vera entità del disturbo non è l’imperfezione ma bensì una componente psichica (insicurezza, instabilità...). Si può fare terapia comportamentale, psicoterapia...

IPOCONDRIA
Preoccupazione di essere afflitti da una grave malattia. Gli esami negativi tranquillizzano transitoriamente. Si hanno percezioni abnormi dei sintomi. Il disturbo confina da un lato con la fobia e dall’altro con il delirio. Per lo più cronicizza. Si possono utilizzare amisulpride, antidepressivi, con visite regolari.