È un disturbo frequentemente riscontrabile in diverse situazioni. L'incidenza è piuttosto elevata.

DISTURBO DI PANICO
Viene descritto come un episodio in cui si ha una sensazione di catastrofe imminente con paura di impazzire o di morire, a cui sono associati alcuni sintomi somatici come dispnea, palpitazioni, fastidio al petto, sensazione di soffocamento. Ogni attacco dura in media 20-30 minuti e costringe la persona a cercare aiuto.
L’agorafobia si ha quando si ha ansia degli spazi aperti. Essa porta a comportamenti di evitamento (si tiene lontano da determinati luoghi) o anche a ansia anticipatoria, ovvero paura di determinate situazioni che potrebbero creare un attacco, che porta anche ad avere bisogno di un accompagnatore non riuscendo ad uscire da soli e quindi compromettendo seriamente la vita scolastica o lavorativa.
Può insorgere in seguito a stimoli specifici o inaspettatamente; viene posta diagnosi se, per almeno un mese, il paziente dopo un improvviso attacco modifica i propri comportamenti in relazione a quest’ultimo perchè teme ulteriori attacchi.
L’esordio è intorno ai 25 anni e colpisce 3 volte di più le donne. È spesso associato a depressione maggiore, disturbi di personalità o da sostanze.
Biologicamente sono imputati soprattutto serotonina (nucleo del rafe mediano) e noradrenalina (locus coeruleus). Si possono poi riscontrare atrofie della corteccia temporale destra e vasocostrizione cerebrale.
Spesso questi pz hanno, in passato, sofferto di ansia da separazione o morte di un genitore durante l’infanzia. Nel bambino dai 6 mesi ai 3 anni si struttura la fase della crescita definita di separazione-individuazione che permette gradualmente al bambino di tollerare l’assenza della madre e di percepirsi come individuo distinto da lei: nel caso questa fase non venga vissuta adeguatamente si può arrivare al quadro descritto, riattivato soprattutto da ulteriori separazioni (come il divorzio). In questo caso l’ansia non sarebbe più conseguenza di un conflitto ma di una perdita.
L’ansia si può anche apprendere da genitori che manifestino ansia eccessiva.
Se l’attacco di panico è dato da una causa specifica si parla di fobia sociale o specifica.
Il primo approccio col pz consiste nel rassicurarlo, il suo disturbo è ben conosciuto e curabile. È consigliato sospendere caffé e alcool dalla dieta. Per evitare la sensazione di mancanza d’aria durante l’iperventilazione si può cercare di trattenere il respiro alcuni secondi o respirare dentro e fuori un sacchetto di carta. I farmaci usati sono benzodiazepine e antridepressivi SSRI. Bisogna porre molta attenzione alle dipendenze. Si possono usare anche triciclici (nel trattamento a lungo termine) ma possono portare a sedazione, stipsi, aumento ponderale. Ultimamente si utilizzano anche antidepressivi come i NARI (inibitori selettivi della ricaptazione della noradrenalina), i SNRI (anche della serotonina)...
Il trattamento non dovrebbe superare l’anno, ma presenta alte recidive.
I farmaci da soli quasi mai risolvono bene il problema, si associano quindi spesso anche psicoterapia (che richiede collaborazione del pz) e tecniche di rilassamento.

FOBIA SPECIFICA
È rappresentata dalla paura intensa di un oggetto o di una situazione non realmente pericolosi. Anche qui si può sviluppare ansia anticipatoria e si può sviluppare un attacco di panico. Le più comuni sono per il sangue, le altezze, i luoghi chiusi... Sono i disturbi psichici più comuni, e i pz sono consapevoli della irragionevolezza del loro problema. Per fare diagnosi devono durare per più di 6 mesi. Colpiscono di più i maschi. Ci può essere un coinvolgimento del sistema autonomo con episodi sincopali (vede il sangue, sviene). La fobia può derivare anche da condizionamento operativo (il genitore che allerta il bimbo sui fulmini).
Tutto ciò porta all’evitamento della causa dell’ansia. Certe manovre possono diventare abituali e quindi tratti di carattere (carattere fobico). Nei bambini 2-5 anni sono quasi normali.
Se dopo l’infanzia la grande maggioranza delle fobie scompare, quelle che rimangono nell’adulto condizionano la sua esistenza a volte anche significativamente imponendogli limitazioni lavorative o affettive.
La cura è essenzialmente psicoterapica. Possono essere di aiuto marginale β-bloccanti o antidepressivi. Un metodo (tecnica di Wolpe) instaura un’esposizione del paziente graduale a situazioni ansiogene collegate alla propria fobia per cercare di trattarla.

FOBIA SOCIALE
Consiste nel timore di manifestare ansia, fino all’attacco di panico vero e proprio, quando ci si trova insieme a persone non familiari in situazioni potenzialmente imbarazzanti o anche solo nel semplice stare con altri. La paura è suscitare nelle persone presenti giudizi negativi verso di sé in seguito a comportamenti dovuti all’ansia. Da qui ne derivano ansia anticipatoria, evitamento, disagio in situazioni sociali. Un esempio è anche il timore di arrossire o provare grandi stati di tensione.
Tra i vari quadri vi è qui la “paura da palcoscenico”, la paura di parlare con persone importanti, sostenere esami, partecipare a feste... È più frequente nelle donne e si manifesta verso i 10-20 anni di età.
Eziologicamente pare derivi da un’inibizione comportamentale infantile che porterebbe ad una marcata timidezza in figli soprattutto di genitori iperprotettivi.
La terapia è simile a quella delle fobie in generale.

DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO
È caratterizzato da pensieri, immagini o impulsi coatti (ossessioni) o da comportamenti o azioni mentali anch’essi incoercibili (compulsioni). Essi spesso vengono percepiti come intrusivi e inappropriati; portano a eccessive preoccupazioni e a notevole ansia e disagio. Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi o azioni mentali derivanti da ossessioni che obbediscono a regole rigide, con lo scopo di diminuire l’ansia e prevenire situazioni temute. Se non vengono effettuate, l’ansia si aggrava. Spesso vengono riconosciute dal pz. Ossessioni e compulsioni spesso interferiscono con la vita normale.
I meccanismi sono simili a quelli delle fobie, qui una situazione anche neutra può generare invece che evitamento fobico vere e proprie ossessioni.
L’esordio del DOC è spesso improvviso, magari dopo un evento stressante.
Il trattamento è spesso molto complicato, soprattutto perchè i pz non collaborano ai programmi proposti. Anche qui i risultati migliori si hanno da combinazione di psicoterapia e di farmaci, come antidepressivi serotoninergici. Spesso però la sospensione del trattamento porta ad una ricaduta.

DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS E DISTURBO ACUTO DA STRESS
Costituiscono un insieme di sintomi che si sviluppano dopo che il soggetto ha avuto un grande trauma. Il pz reagisce con grande paura, senso di impotenza, tenta di non ricordarsene (ma l’evento viene comunque rivissuto a più riprese in sogni, ricordi) evitando fattori che in qualche modo possano ricondurre al trauma. Può essere acuto o cronico.
La differenza tra DPTS e DAS è la temporalità: il DAS si manifesta entro 4 settimane dal trauma, con insieme disturbi dissociativi come insensibilità, distacco, depersonalizzazione.
Terapia: psicoterapia e/o farmaci, come antidepressivi triciclici, antidepressivi serotoninergici, β-bloccanti.

DISTURBO D'ANSIA GENERALIZZATO
Qui si evidenziano ansia e preoccupazione eccessive in diverse situazioni o attività per più di 6 mesi. Spesso è associato ad altri disturbi come fobie o depressione. Le donne sono colpite con frequenza doppia.
Spesso vi è un trauma all’origine. Ha un andamento generalmente cronico, e può evolvere in DP o depressione.
Terapia: soprattutto ansiolitici benzodiazepinici, a rapida azione per i momenti di maggiore ansia o a emivita intermedia da assumere regolarmente ma per un periodo limitato. Visti i rischi di dipendenza e tolleranza, si può utilizzare il buspirone, ma impiega 2-3 settimane ad agire e funziona meno, ma non ha rischi di dipendenza o di effetti psicomotori. Si possono usare anche antidepressivi SSRI.
La psicoterapia può dare buoni risultati con o senza farmaci, andando a cercare la causa dell’ansia. Buoni risultati anche da tecniche di rilassamento.

DISTURBO D'ANSIA DOVUTO A CONDIZIONE MEDICA GENERALE
È un quadro in cui l’ansia è conseguenza di una patologia primitivamente non classificabile tra i disturbi psichici. Le cause possono essere disturbi neurologici (epilessia, emicrania, neoplasie...), disturbi cardiovascolari (aritmie, scompenso), respiratori (polmoniti...), metabolici (carenza di B12...) e altri. Questi sintomi come negli altri casi compromettono la vita del pz.
Il trattamento consiste essenzialmente nella rimozione della condizione medica generale, ma anche un intervento precoce può non rimuovere l’ansia. Si somministrano anche farmaci o si effettua psicoterapia come nei casi precedenti.

DISTURBO D'ANSIA INDOTTO DA SOSTANZE
È analogo al precedente ma l’ansia qui è conseguenza di una droga, un farmaco o una tossina di cui si abusa. I sintomi si verificano in seguito a intossicazione o astinenza. Oltre ai disturbi d’ansia ci possono essere anche alterazioni cognitive reversibili.
Le sostanze più frequenti qui sono quelle simpaticomimetiche (caffeina, cocaina, anfetaminici) che possono indurre questo quadro anche per uso sporadico.
In genere è reversibile con la sospensione della sostanza in causa.