La personalità è l’insieme delle caratteristiche psicologiche profonde, stabili, spesso inconsapevoli, difficili da cambiare, che si esprimono in ogni aspetto della vita psichica e del comportamento. Ad essa partecipano:
• Il temperamento, ovvero la disposizione affettiva di ognuno, disposizione di fondo che precede l’esperienza e che predispone ad essa. È apprezzabile in forma pura solo nella primissima infanzia.
• Il carattere, che fa riferimento a quanto appreso nella vita esperienziale a cominciare da quando vengono interiorizzate le regole relazionali e sociali. Le esperienze precoci modellano in modo definitivo il carattere, con poi possibili ma limitate modificazioni.
Esistono diversi temperamenti principali:
Depressivo o distimico, con tristezza, isolamento, insoddisfazione...
Ipertimico, con intraprendenza, estroversione...
Ciclotimico, con frequenti oscillazioni dell’umore e conseguente instabilità
Irritabile o disforico, in cui si hanno irritabilità, rabbia di fronte alle difficoltà normali.
Essendo la personalità considerata sviluppata al 18° anno di età, si parla di suoi disturbi solo dopo tale momento.
Quando una personalità (tratti emozionali e comportamentali) si discosta dalla sua normale prevedibilità individuale (dalla norma) si può parlare di un suo disturbo.
Il confine tra personalità e sintomi però non è sempre distinguibile. Spesso il paziente si rivolge allo psichiatra infatti non tanto per i sintomi specifici ma più per un senso diffuso di malessere o disagio psichico.
Il disturbo di personalità si manifesta in genere tra i 15 e i 20 anni, è stabile e dà compromissione funzionale. La deviazione deve essere marcata ed avere almeno due alterazioni tra capacità cognitive, affetti, impulsi, incapacità di relazione per porre diagnosi.
Il disturbo di personalità può essere anche premorboso, ovvero precedere e predisporre verso altre malattie croniche come forme di schizofrenia o di depressione.

Il DSM-IV-TR riunisce questi disturbi in 3 categorie:

Gruppo A, con stravaganza, incongruenza emotiva... vi appartengono il disturbo paranoide, schizoide e schizotipico di personalità
Gruppo B, con alterazioni affettive e instabilità di umore e impulsi. Comprende il disturbo antisociale, borderline, istrionico e narcisistico di personalità
Gruppo C, con ansia, insicurezza, repressione. Comprende il disturbo evitante, dipendente, ossessivo-compulsivo di personalità e il disturbo non altr. specificato.

DISTURBO PARANOIDE
Questi pazienti hanno sfiducia e sospettosità verso le persone, le cui azioni vengono sempre interpretate male. Dubitano sempre, sono gelosi, cercano di rifiutare i propri bisogni tentando di mostrarsi anaffettivi, sono sprezzanti dell’imperfezione altrui.
Vivono secondo loro in una realtà ostile dalla quale cerca di difendersi continuamente. Il paziente è estremamente sensibile alle critiche e reagisce in maniera sproporzionata. Il loro sospetto li isola creando un circolo vizioso che conferma i loro sospetti iniziali. Non sono comunque presenti deliri (si tratterebbe di disturbo delirante) ma possono poi verificarsi. Difficilmente il paziente richiede aiuto psichiatrico e se accade si impegna quasi solo a dimostrare le sue teorie persecutorie. Spesso l’approccio è difficile e necessita della costruzione di un grande rapporto con egli. Si deve fare rendere conto che la causa del malessere non è esterna ma bensì interna (da posizione schizoparanoide a depressiva).

DISTURBO SCHIZOIDE
Si ha isolamento sociale che dura tutta la vita, disagio nelle relazioni con freddezza e disinteresse. I pz appaiono distaccati, riservati, incapaci di esprimere rabbia, con grandi interessi non umani (matematica, astronomia...), spesso seguaci di rigide diete o regole. Sono visti dagli altri come solitari ed eccentrici, con strettissima schiera di amici con in quali però non ha comunque troppo coinvolgimento. Sin dall’adolescenza il soggetto compie scelte scolastiche o professionali con basso coinvolgimento personale, raggiungendo comunque spesso ottimi risultati.
Il trattamento è quasi esclusivamente psicodinamico, con inizio individuale e poi buoni risultati anche in terapia di gruppo.

DISTURBO SCHIZOTIPICO
Sono soggetti strani, eccentrici, con illusioni, idee particolari, derealizzazione. Questi pz spesso hanno linguaggio particolare, con grande capacità di percepire i sentimenti negativi degli altri; possono essere interessati a occultismo o superstizioni varie. I loro racconti spesso sono di tipo magico o con grandi interpretazioni, e possono essere convinti di avere particolari capacità intuitive o veggenti. Il colloquio può risultare complesso per il linguaggio particolare del pz, con molte paure e reazioni infantili, il tutto fuori dalla realtà.
Ciò lo porta a notevole disagio relazionale, con quasi assenza di contatti professionali o sociali. Spesso meditano il suicidio; viene considerato il disturbo premorboso della schizofrenia, ma permette comunque in diversi casi lavoro e famiglia.
È raro che un pz giunga dallo psichiatra se non mandato dai familiari preoccupati.
Questa condizione pare derivi da un’inadeguatezza di cure materne precoci o da una grande deprivazione o frustrazione affettiva, portando ad estinzione del comportamento di attaccamento.

DISTURBO ANTISOCIALE
Si ha tendenza alla trasgressione delle regole sociali e convenzionali, alla menzogna, alla mancanza di coscienza morale, alla manipolazione, sfruttamento, scarso controllo degli impulsi, violenza, criminalità... Questi pz a differenza degli altri non hanno senso di colpa e l’ansia nel compiere qualsiasi illegalità. Spesso è associata a tossicodipendenza. Intolleranti a regole, con sessualità promiscua, incapaci di empatia, desiderosi di sfruttare gli altri. I sintomi hanno il picco nell’adolescenza e poi si riducono.
Spesso si associa a disturbi di somatizzazione, ha una familiarità. Possono sembrare pz normali o quasi seduttivi, ma dall’anamnesi si riscontrano molti episodi come fughe da casa, reati, menzogne... L’unica sofferenza che provano non avendo sensi di colpa è per la detenzione o il mancato inserimento sociale. Quasi mai spontaneamente dallo specialista, è spesso un pz di difficile gestione soprattutto in un reparto, minando anche alla salute e alla terapia degli altri pz.
La terapia è quasi esclusivamente psicoterapeutica.

DISTURBO BORDERLINE
Così chiamato perchè è al confine tra nevrosi e psicosi, con grande instabilità di umore, affetti e relazioni che oscillano bruscamente tra idealizzazione e svalutazione.
Spesso si hanno sentimenti depressivi, di vuoto e noia che possono portare alla promiscuità per l’intolleranza alla solitudine e per il continuo timore di essere abbandonati, e anche a gesti autolesivi per cercare aiuto negli altri, soprattutto in momenti di rabbia o delusioni anche fugaci.
Le relazioni sono tumultuose essendo presenti sia grande dipendenza sia ostilità e rabbia quando la prima viene disattesa. Il bisogno degli altri è tale che la solitudine porta all’annientamento; ogni abbandono reale o immaginario è una catastrofe. Spesso in questi casi vengono utilizzati gesti autolesivi per trattenere a sé le persone. L’impulsività che li caratterizza li porta a contrapporre ai sentimenti di noia e vuoto emozioni forti come condotte pericolose (guida...), abuso di sostanze, promiscuità sessuale, ferite autoinferte; eventi molto spesso conseguenti a liti o separazioni. L’autolesione serve a scaricare la rabbia e ad attutire l’intensità di sentimenti intollerabili, cercando di recuperare attraverso il dolore coesione e identità.
La loro esistenza ha molte oscillazioni emotive e instabilità affettive, con possibile depressione grave. Non sono infrequenti tentativi di suicidio. I pazienti non riescono a separarsi completamente dalla figura materna temendo che ciò porti all’annientamento, ciò per mancato superamento della fase di “separazione-individuazione”. La proiezione all’esterno degli impulsi distruttivi porta il pz a provare grandi sentimenti di persecuzione, mentre la reintroiezione degli stessi dà loro senso di noia e vuoto, inducendoli a volte all’autolesionismo.
Sembra che questo disturbo derivi da trascuratezze o distacchi genitoriali, o da conflittualità nei confronti della crescita del figlio o al contrario scarso coinvolgimento durante lo sviluppo emozionale.
La terapia è psicoterapica, con associazione di SSRI.

DISTURBO ISTRIONICO
Questi pz hanno particolare bisogno di essere appariscenti, al centro dell’attenzione, attraverso esagerazioni, seduttività, drammatizzazione; hanno instabilità emotiva e incapacità a mantenere rapporti duraturi. Sotto stress possono alterare il giudizio di realtà. La vita è come se fosse un palcoscenico. Essi hanno un forte bisogno di ammirazione e attenzione, per evitare l’ansia estrema dell’essere rifiutati. La continua ricerca di approvazione li rende spesso volubili nelle loro posizioni. I pz sono poco consapevoli e critici del loro stile relazionale.
È più frequente nella donna e mostra aumentato rischio per il disturbo di somatizzazione e per la dipendenza da alcool. Il pz non ha raggiunto propria maturità e autonomia per cui ha bisogno degli altri per la propria identità e autostima.
Il trattamento psicoterapico è efficace. Il pz spesso instaura una buona alleanza terapeutica.

DISTURBO NARCISISTICO
Caratterizzato da un senso di sé grandioso, eccessiva ricerca di ammirazione, invidia, arroganza e freddezza. Le loro relazioni sono superficiali e basate sulla ricerca di ammirazione e manipolazione, con idealizzazione della persona quando venga appagata la loro gratificazione e grande svalutazione quando questo non avvenga.
I pz sono poco empatici, non riconoscono qualità altrui, delle quali spesso sono invidiosi, non hanno gratitudine, vivono le critiche apparentemente con una freddezza che nasconde invece grande rabbia. Il vissuto di questi pz è difficile per via di un’autostima sempre minata da ogni occasione di confronto o scambio relazionale.
Il pz ha una fragile immagine di sé, con continua oscillazione degli affetti a seconda delle situazioni. Ha sessualità soprattutto masturbatoria o promiscua, con desiderio sempre di nuove conquiste.
È più frequente nei maschi e può portare a depressione, dipendenze... Spesso i pz chiedono aiuto per il loro disagio esistenziale con incapacità di provare emozioni spesso.

DISTURBO EVITANTE
È caratterizzato da sentimenti autosvalutativi e di inadeguatezza e da estrema sensibilità al rifiuto, che spinge il pz all’isolamento sociale pur desiderando comunque relazioni sociali, a evitare il confronto con gli altri e le situazioni in cui tema di essere sotto osservazione. Essi hanno bisogno di calore e sicurezza ma si isolano per la paura del rifiuto, si autoemarginano; sono diffidenti, non instaurano nuove relazioni se non con certezze di essere stimati. Da qui il pz compie scelte, anche lavorative, che comportino pochi rapporti interpersonali. I rapporti che vorrebbe avere sono evitati per la sua ansia anticipatoria del rifiuto e per la sua bassa autostima. Spesso sono presenti anche fobia sociale, depressione, disturbo di panico.
Può giovare qui una psicoterapia a medio-lungo termine in associazione a SSRI e benzodiazepine.

DISTURBO DIPENDENTE
Si ha la tendenza a mettersi in rapporto con gli altri con modalità di dipendenza e sottomissione, con eccessiva sofferenza per separazioni o perdite e tendenza a fare assumere agli altri le responsabilità della propria vita. Il comportamento è dubbioso, pessimista, con paura di esprimere sentimenti e impulsi sessuali o aggressivi, paura a prendere decisioni con eccessiva richiesta di consigli. Il pz è sempre alla ricerca di qualcuno a cui appoggiarsi totalmente. Devono sempre avere un ”surrogato genitoriale” che li aiuti nelle scelte; verso questa persona sono sottomessi, eccessivamente compiacenti, sino addirittura a subite umiliazioni anche sessuali pur di non perdere la persona. Questo è l’unico modo per questi pz per compensare la loro estrema mancanza di fiducia in se stessi e la penosa ed apprensiva attesa.
Questi pz richiedono spesso l’aiuto dello psichiatra, soprattutto dopo un abbandono.
La psicoterapia può essere di grande aiuto ma si presentano molte difficoltà quando essa giunge al termine per via della separazione del pz dallo psichiatra.

DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO
È caratterizzato da esagerate emozioni, ricerca dell’ordine, perseveranza, ostinazione, indecisione. I pz sono eccessivamente preoccupati per le regole, la precisione, i dettagli, i raggiungimenti della perfezione. Sono inflessibili e intolleranti, perfettamente efficienti alle regole e con grande senso del dovere che impongono a loro stessi e agli altri, verso i quali sono spesso intolleranti. Risultano perennemente indecisi temendo di compiere errori, e spesso non riescono a formulare priorità; nonostante tutti loro sforzi raggiungono per questo spesso risultati mediocri. Cercano di controllare l’imprevedibilità degli eventi con superstizione e di controllare le emozioni. Poco empatici, evitano il “disturbo” degli affetti.
È presente spesso in seguito a rigida educazione e disciplina, con manifestazioni d’ansia e disturbi dell’umore.
La psicoterapia dà ottimi risultati così come benzodiazepine e SSRI.