Il morbillo è una malattia esantematica, acuta, altamente contagiosa, che si manifesta con tosse, coriza, febbre e con una eruzione maculo-papulosa che compare alcuni giorni dopo l’inizio della sintomatologia. Nella maggior parte dei casi l’evoluzione è rapida e con prognosi favorevole.
Tuttavia, non sono rare le complicanze, anche gravi, a carico dell’apparato respiratorio e del sistema nervoso centrale. La malattia è causata da un virus di cui si conosce un unico tipo antigenico.
Il virus del morbillo appartiene al genere Morbillivirus della famiglia Paramyxoviridae.
RNA a spirale singola, Ag strutturali H (emoagglutinina) e F (fusione) di natura glicoproteica, responsabili dell’adesione e della fusione del virus ai recettori della membrana cellulare e della penetrazione nella cellula ospite. E’ un virus notevolmente labile ed assai sensibile ai comuni disinfettanti fisici e chimici; è anche rapidamente inattivato da radiazioni ultraviolette e visibili.
L’uomo è l’ospite naturale, anche se possono essere infettati diversi primati che vanno incontro, peraltro, a forme morbose più attenuate e che non costituiscono un serbatoio naturale di infezione.
Il virus del morbillo penetra per via aerea e congiuntivale. Dopo essersi moltiplicato a livello delle mucose, esso arriva, tramite i linfonodi satelliti e la via linfatica, al torrente circolatorio.
La prima viremia è del tutto fugace e distribuisce il virus alle cellule del sistema reticolo-endoteliale. Dopo moltiplicazione all’interno di tali cellule le nuove progenie virali vengono liberate nel sangue. Si ha così la seconda, più intensa e prolungata, viremia, che corrisponde al periodo di invasione e termina all’apparire dell’esantema o al massimo 24-48 ore dopo.
In tale periodo il virus viene eliminato per via respiratoria e congiuntivale e si ritrova frequentemente nelle urine. Il rash compare contemporaneamente agli anticorpi specifici.
Il periodo di incubazione va da 8 a 14 giorni.
La sintomatologia clinica evolve in due fasi : quella di invasione e quella esantematica
- Il periodo di invasione dura nella maggior parte dei casi 3-4 giorni, ma può andare da 1 a 10 giorni. E’ caratterizzato da febbre alta, rinite, faringite e congiuntivite. Circa 24 ore prima dell’insorgenza dell’esantema compaiono le cosiddette macchie di Koplik, punti bianco-grigiastri della grandezza di granelli di sabbia circondati da un alone rosso, nella maggior parte dei casi sulla mucosa delle guance di fronte ai molari inferiori, ma a volte diffuse sull’intera mucosa delle guance e sulle gengive.
- L’esantema maculo-papuloso, di colore dal rosso chiaro al rosso vinoso, inizia dalle regioni retroauricolari e si diffonde in 2-3 giorni alla faccia, al collo, al tronco e agli arti.
E’ preceduto di regola da una parziale remissione della temperatura febbrile e coincide con una nuova elevazione (39-40°C). Nei casi non complicati, verso la quarta giornata dal suo inizio, l’esantema comincia a impallidire seguendo l’ordine di insorgenza.
Contemporaneamente inizia un rapido miglioramento delle condizioni generali e della flogosi respiratoria e congiuntivale. Alla scomparsa dell’esantema residua una desquamazione fine, furfuracea che di norma risparmia il palmo delle mani e le piante dei piedi.
Il morbillo può avere un decorso grave specie in bambini piccoli e convalescenti da altre malattie, con precoce e grave interessamento delle vie respiratorie o con grave iperpiressia; in questi casi l’esito è frequentemente letale.
Complicanze broncopneumoniche, direttamente provocate dal virus morbilloso (polmonite a cellule giganti) o da sovrainfezione batterica, sono frequenti (38-73 casi su 1000) e temibili specie nei primi 2 anni di vita. Pure frequente risulta l’otite media (26-89 casi su 1000).
Meno frequente è l’encefalite acuta (1 caso su 1000-2000) che insorge durante l’acme o alla fine del periodo esantematico e si presenta con decorso da mite a molto grave, nel qual caso la letalità è elevata, del 20-25% e lascia lesioni permanenti in oltre un terzo di coloro che sopravvivono.
Ancora meno frequente, ma estremamete grave è una seconda forma di encefalite, la panencefalite sclerosante subacuta (0,5-3 casi su 1 milione), che inizia diversi anni (in media 7) dopo la malattia morbillosa ed è caratterizzata dalla perdita progressiva e inarrestabile delle funzioni mentali e motorie ed evolve invariabilmente verso la morte.
La sintomatologia clinica del morbillo è notevolmente tipica e la diagnosi su tale base è confortata nella maggior parte dei casi da criteri epidemiologici.
Quando tuttavia sia opportuno avere riscontri di laboratorio si può procedere con l’isolamento e l’identificazione del virus in colture primarie di rene umano o di rene di scimmia o con la dimostrazione di una significativa conversione sierologica mediante la ricerca delle IgM specifiche ed il dosaggio delle IgG in due campioni di siero prelevati successivamente.
Epidemiologia
Le sole sorgenti di infezione sono rappresentate dai malati che eliminano il virus nella fase di invasione e, a volte, nelle prime 24-48 ore del periodo esantematico.
Non si conoscono portatori sani, convalescenti o cronici, né serbatoi animali del virus.
La trasmissione avviene fondamentalmente per via aerea.
La contagiosità della malattia è molto elevata : in ambiente familiare o in comunità chiuse, i casi secondari all’introduzione del primo interessano dal 90 al 99% dei recettivi.
Dopo la malattia residua una immunità permanente.
In Italia, prima della vaccinazione estensiva, venivano notificati da 20.000 a 90.000 casi di morbillo l’anno contro i 500.000 che mediamente si verificavano in realtà. Un picco epidemico con 18.020 casi notificati si è avuto nel 2002. Nel 2005 vi è stato il più basso numero di notifiche con soli 108 casi (anche se i dati derivanti dalle notifiche soffrono di una forte sottostima).
Attualmente l’incidenza è in progressiva diminuzione in conseguenza dell’aumento della copertura vaccinale dei nuovi nati, anche se recrudescenze epidemiche si verificano tra i non vaccinati.
In assenza di larga copertura vaccinale, il maggior numero dei casi si manifesta nel gruppo di età 3-10 anni.
Episodi epidemici compaiono ogni anno, ma ogni 2-4 anni si manifestano esacerbazioni epidemiche o grandi epidemie in rapporto al fatto che in tali intervalli si accumulano più elevati numeri di recettivi.
La letalità del morbillo nei paesi industrializzati è modesta, da 0,1 a 1 per 10.000 casi di malattia; nei paesi in via di sviluppo raggiunge valori anche 100 volte superiori.
Prevenzione
La prevenzione del morbillo consiste essenzialmente nella vaccinazione. Il vaccino determina una immunità di lunga durata. L’eradicazione è possibile perché il virus del morbillo è antigenicamente stabile, si trasmette solo per contagio interumano e non ha serbatoi animali.
Il vaccino è costituito da virus del morbillo vivi ed attenuati.
Esso è combinato con i vaccini contro la parotite e la rosolia (vaccino trivalente MPR) e contro la varicella (vaccino tetravalente MPR-VZ), da somministrare per via sottocutanea preferibilmente attorno al 15° mese per avere una buona risposta immunitaria; una seconda dose di vaccino combinato va somministrata a 5-6 anni di età per il recupero dei bambini che non si sono immunizzati.
Le reazioni secondarie sono di lieve entità e di breve durata : febbre della durata di 1-2 giorni nel 5-15% dei vaccinati, congiuntivite e rash lievissimo e fugace in circa il 5%.
Quando la vaccinazione viene correttamente applicata al 15° mese di vita più del 95% dei vaccinati sviluppa anticorpi protettivi.
Somministrando il vaccino più precocemente esiste la possibilità che una residua immunità di origine materna ne impedisca l’attecchimento.
Nei vaccinati, a distanza di tempo dalla vaccinazione, sono possibili reinfezioni che però decorrono in forma asintomatica e si traducono in un rinforzo dell’immunità.
Anche in assenza di reinfezioni, tuttavia, l’immunità testimoniata dalla persistenza di anticorpi, sia pure a titoli più bassi di quelli conseguenti a malattia, sembra durare almeno 15 anni.
Le poche controindicazioni alla vaccinazione sono quelle consuete quando si somministrano virus vivi e sono costituite da infezioni acute, gravidanza, deficit dell’immunità cellulo-mediata, trattamenti immunosoppressivi, leucemia in fase acuta.
L’uso di vaccini trivalenti contro morbillo, parotite e rosolia (MPR) e di vaccini tetravalenti comprendenti anche il virus attenuato della varicella-zoster consente di attuare efficaci strategie per la prevenzione contemporanea di queste malattie.
Esse devono mirare ad ottenere la copertura immunitaria di almeno il 95% della popolazione, così da creare una “immunità di massa” sufficiente ad impedire la circolazione degli agenti virali e quindi a determinare l’estinzione nella popolazione con conseguente protezione anche dei non vaccinati.
Profilassi immunitaria passiva: ai bambini non vaccinati e con anamnesi negativa che siano stati in contatto con ammalati di morbillo è utile somministrare immunoglobuline normali (0,25 ml/Kg di peso corporeo) o antimorbillo (125-250 UI) entro il 5° giorno dal contatto.
è possibile anche attenuare il decorso clinico della malattia nella maggior parte dei casi con la somministrazione di dosi ridotte di immunoglobuline (0,04 ml/Kg di peso).