Il vaiolo è la prima malattia infettiva la cui eradicazione è stata ottenuta con la prevenzione vaccinale applicata su scala mondiale.
Nel 1979 l’OMS dichiarava ufficialmente l’eradicazione della malattia nel mondo e procedeva alla distruzione dei campioni di virus del vaiolo conservati nei laboratori, ad eccezione di due (Atlanta e Mosca).
Il vaiolo era una malattia con frequenti riaccensioni epidemiche spesso a carattere pandemico.
Il virus del vaiolo appartiene al gruppo dei Poxvirus.
L’nfezione avveniva attraverso le mucose delle vie respiratorie ed orale e la via cutanea, per contatto con le secrezioni respiratorie e con le lesioni cutanee del malato o mediante materiale e oggetti contaminati.
Il virus si diffondeva per via linfatica fino a raggiungere il circolo ematico, provocando una viremia intensa. Dopo un periodo di incubazione di 10-14 giorni, la malattia iniziava con una fase preeruttiva clinicamente non differenziabile da altre infezioni acute, cui faceva seguito, dopo 2-4 giorni, il periodo eruttivo con la comparsa del classico esantema vaioloso.
Questo si manifestava dapprima sulla faccia, quindi sul corpo e sugli arti, passando attraverso gli stadi successivi di macula, papula, vescicola, pustola che comparivano ed evolvevano simultaneamente. La guarigione avveniva con la formazione e la caduta delle croste alla fine della 3°-4° settimana.
La letalità media nei soggetti non vaccinati era del 15-40%.
L’uomo era l’unico serbatoio d’infezione; non esisteva lo stato di portatore sano.
La prevenzione consisteva principalmente nell’impiego della vaccinoprofilassi.
La vaccinazione veniva praticata con virus vivo inoculato per scarificazione con ago a due punte sulla cute all’altezza del deltoide. La reazione vaccinale era locale e consisteva nella comparsa dopo una settimana circa di una vescicola che spesso evolveva in pustola, con formazione quindi della crosta e caduta con esito cicatriziale permanente.
Le complicanze erano rappresentate dalla vaccinia generalizzata (lesioni cutanee multiple e diffuse), dall’eczema vaccinico e dall’encefalite, spesso mortale, che si manifestava in media ogni 70.000-200.000 somministrazioni di vaccino.