E' un'affezione che colpisce circa il 30% della popolazione di età superiore ai settant'anni. Sono descritte due forme di DMLE: una atrofica o secca (90% dei pazienti), e una essudativa o neovascolare (10% dei casi), quest'ultima è responsabile di circa l'80% dei casi di cecità secondari a tale lesione.
I fattori di rischio per lo sviluppo di tale patologia, oltre all'età, sembrano legati a predisposizione genetica, vizi refrattivi (ipermetropia), ipertensione arteriosa, anamnesi positiva per infarti, fumo, esposizione alla luce (blu) e dieta (eccessi calorici).
Clinicamente si distinguono due forme:

1. Forma secca o atrofica:
sono caratteristiche le alterazioni dell'epitelio pigmentato e la comparsa di drusen. Le alterazioni tipiche a carico dell'epitelio pigmentato sono rappresentate da:
  • Atrofia a carta geografica (areolare) si manifesta come una depigmentazione della regione maculare con assottigliamento della retina corrispondente e spesso alterazioni della coroide sottostante.
  • Iperpigmentazioni focali: sono dovute alla migrazione di epitelio pigmentato che si unisce a formare "zolle".
  • Atrofia non a carta geografica: si presenta come piccole aree di depigmentazione senza alterazioni coroideali.
Le drusen sono piccole lesioni bianco-giallastre, multiple, localizzate a livello dell'epitelio pigmentato e si distinguono in:
  • Dure: pressochè costanti dopo i 50 anni rappresentano una degenerazione adiposa dell'epitelio pigmentato
  • Molli: sono dovute ad un ispessimento diffuso della membrana di Bruch, la loro presenza è correlata all'età e alla comparsa di degenerazione maculare legata all'età.
Queste lesioni compromettono, se viene coinvolta la fovea, in modo importante la funzione visiva.
Non esiste per questa forma una terapia, se non, quando possibile, quella preventiva.

2. Forma essudativa o neovascolare: si verifica quando neovasi di origine coroideale raggiungono la retina. La presenza dei neovasi si manifesta con distacchi sierosi retinici, emorragie, essudati lipidici ed edema.
I neovasi possono essere, in rapporto alla sede, foveali o extrafoveali, mentre basandosi sulle caratteristiche fluorangiografiche si distinguono neovasi manifesti o occulti. Una parte dei neovasi occulti divengono manifesti (e cioè ben definiti), grazie all'angiografia con verde d'indocianina. I due coloranti usati nell'angiografia permettono di studiare la circolazione in de diversi distretti: la fluoresceina studia la circolazione retinica, essendo ben mascherata dall'epitelio pigmentato, che non maschera invece il verde d'indocianina, che definisce quindi la circolazione coroideale.
Il paziente lamenta la visione di una macchia nera nel punto di fissazione (scotoma centrale) o metamorfopsie (visione distorta) dovuta al sollevamento del piano retnico. La funzione visiva risulta compromessa improvvisamente.
In passato queste lesioni erano trattabili con argon laser solo in presenza di neovasi extrafoveali, in quanto il laser creando una cicatrice riduce l'essudazione e la progressione della lesione, ma lascia un'area non più funzionale.
Oggi per le lesioni foveali esistono nuove proposte terapeutiche in grado, sembra, di rallentare la progressione della patologia senza ledere la retina colpita; tali proposte, ancora in studio nei vari protocolli di ricerca, sono la termoterapia transpupillare e la terapia fotodinamica. La prima sfrutta il calore, la seconda si avvale di farmaci fotosensibilizzanti da iniettare prima del trattamento, in grado di legarsi ai vasi neoformati che verrebbero colpiti selettivamente.