La parotite è una malattia infettiva acuta e contagiosa, che si caratterizza per la tumefazione di una o, più spesso, di entrambe le parotidi ed, eventualmente, anche di altre ghiandole salivari.
Un terzo circa dei casi di infezione da virus parotitico decorre, però, seza tumefazione delle ghiandole salivari. Di solito il decorso è benigno e l’infezione evolve verso la guarigione spontanea senza complicanze. Tuttavia, se l’infezione avviene dopo la pubertà è frequente l’interessamento dei testicoli con orchite,che, però, raramente porta alla sterilità.
Un’altra complicanza relativamente frequente negli adulti è la meningite.
Altre complicanze che possono presentarsi raramente a tutte le età sono artrite, tiroidite, pancreatite, glomerulonefrite, miocardite, alterazioni nervose, deficit uditivi.
Il virus della parotite è classificato nel genere Rubulavirus della famiglia Paramyxoviridae.
E’ un virus ad RNA. Il nucleocapside costituisce l’antigene solubile S che stimola la produzione di anticorpi rivelabili nella prima fase dell’infezione.
Il nucleocapside è avvolto da un rivestimento che all’esterno è costellato da glicoproteine con attività emoagglutinante, neuroaminidasica e stimolante la fusione cellulare.
Nello strato esterno è presente l’antigene virale V che stimola la produzione di anticorpi rivelabili in una fase tardiva dell’infezione. Il virus della parotite è antigenicamente stabile, sicchè è noto un solo sierotipo.
Il virus penetra per via aerea e si moltiplica nell’epitelio delle prime vie aeree, da qui diffonde per via ematica in tutto l’organismo per localizzarsi infine alle ghiandole parotidi.
Nel corso della fase viremica si può avere anche la localizzazione alle meningi, ai testicoli ed in altri organi.
Ciò avviene con molta maggiore frequenza negli adolescenti e negli adulti.
Dopo un periodo di incubazione da due a quattro settimane (in media, 16-18 giorni), la malattia esordisce con sintomatologia aspecifica di febbre, malessere, anoressia e cefalea, seguita rapidamente da otalgia e senso di tensione in zona parotidea.
Di solito è colpita prima una parotide e dopo un paio di giorni l’altra ma non è raro che venga colpita una sola ghiandola.
Le ghiandole colpite raggiungono il massimo volume in due-tre giorni, conferendo al viso del malato l’aspetto caratteristico derivante dallo spostamento in alto ed in avanti dei padiglioni auricolari, da cui deriva la denominazione popolare della malattia come “orecchioni”.
In circa il 10% dei casi si ha il coinvolgimento anche delle altre ghiandole salivari.
La sintomatologia generale e locale regredisce nel giro di una settimana e la malattia guarisce spontaneamente di solito senza complicanze, specialmente nei bambini.
Tuttavia, il virus parotitico ha uno spiccato neurotropismo documentato dal fatto che in oltre la metà dei malati si rileva pleiocitosi nel liquido cerebrospinale.
Inoltre, fino al 10% dei malati può presentare meningite con decorso benigno e completo recupero e circa lo 0,1% encefalite con decorso grave e sequele permanenti.
Una complicanza neurologica alquanto frequente (circa il 4% dei casi) è a carico del nervo acustico, con sordità alle alte frequenze di solito transitoria.
Altre manifestazioni neurologiche, rare, sono : atassia cerebellare, paralisi del facciale, mielite trasversa, poliradicolite ascendente, sindrome poliomielitica
Complicanze frequenti quando la malattia si presenta dopo la pubertà sono l’epididimo-orchite nei maschi e l’ooforite nelle femmine.
L’epididimo-orchite si presenta nel 20-30% dei casi di parotite post-puberale, interessando un solo testicolo, più raramente entrambi; la complicanza evolve spontaneamente verso la guarigione e, di solito, non residua né impotenza né infertilità anche se vi è una certa riduzione di volume.
L’ooforite si presenta in circa il 5% dei casi di parotite postpuberale delle donne, ma anche in questi casi l’infertilità è una conseguenza rara.
Diagnosi
Il virus parotitico va ricercato nel liquido di lavaggio faringeo, nelle urine ed eventualmente nel liquido cerebrospinale mediante inoculazione in colture cellulari o con tecniche di biologia molecolare. Si può effettuare anche la ricerca ed il dosaggio degli anticorpi in campioni di sangue prelevati in fase acuta e dopo la guarigione.
Epidemiologia
Le sorgenti di infezione sono costituite dai malati e dagli infetti asintomatici o paucisintomatici.
L’uomo è l’unico serbatoio del virus parotitico.
Il periodo di contagiosità va da 7 giorni prima della tumefazione delle parotidi a 9 giorni dopo.
La trasmissione avviene per via aerea con goccioline di saliva o per contagio diretto con le mani contaminate o per contagio indiretto con oggetti contaminati dalla saliva.
Il maggior numero di casi si ha tra i 5 e i 14 anni.
Recrudescenze epidemiche si presentano ogni 2-5 anni.
Nelle popolazioni estesamente vaccinate la frequenza della malattia si riduce rapidamente; se, però, non si raggiunge un livello di copertura vaccinale superiore al 95% si può avere uno spostamento verso l’età adulta delle infezioni residue, con maggiore frequenza di complicanze.
In Italia, a partire dal 1999, quando sono stati registrati 40.428 casi, si è avuta una progressiva riduzione dell’incidenza con soli 1.341 casi registrati nel 2005.
L’uso sempre più esteso del vaccino MPR fra i nuovi nati ha portato al controllo della malattia in Italia, con la possibilità della sua eliminazione entro pochi anni.
Prevenzione
L’unico mezzo di prevenzione realmente efficace è la vaccinazione, che si effettua con un vaccino costituito da virus della parotite vivi e attenuati.
La vaccinazione è raccomandata all’età di 15 mesi circa con il vaccino trivalente MPR o con il tetravalente MPR-VZ, da somministrare per via sottocutanea.
Una seconda dose è raccomandata all’età di 5-6 anni.
Il vaccino è altamente efficace (più del 90% dei vaccinati sviluppa anticorpi) e sicuro.
La vaccinazione estensiva può portare all’eliminazione della malattia ed all’eradicazione del virus parotitico, purchè si superi la soglia del 95% dei vaccinati fra i nuovi nati.