Si fa convenzionalmente iniziare l’età senile dai 65 anni.
La componente cognitiva delle prestazioni mentali dell’anziano sembra quella collegata direttamente all’involuzione strutturata del SNC (rarefazione neuronale, riduzioni delle connessioni sinaptiche, modificazioni a livello dei neurotrasmettitori e loro riduzione).
La componente psicoemozionale è più correlata alla struttura caratteriale, alle vicende vissute, all’assetto del tono timico di base, all’organizzazione difensiva della personalità.
C’è poi riduzione di curiosità, di entusiasmo, interessi, progetti.

Modificazioni delle funzioni cognitive
C’è rallentamento delle funzioni cognitive, con riduzione di attenzione, elaborazione di informazioni, svolgimento di attività simultanee, ma soprattutto memoria. C’è un vero e proprio deterioramento delle funzioni mnesiche, sino anche del 50%.
Spesso poi si verifica una vera e propria riduzione dell’elasticità del sistema, che determina tempi più lunghi per comprendere e apprendere. Per valutare lo stato neuropsicologico di questi pz esistono numerosi test (MMSE, WAIS-R…)

Gli aspetti psicosociali dell’invecchiamento
Non ci sono desideri o bisogni emotivi diversi rispetto ai più giovani, così come non cambia la conflittualità neurotica con l’ambiente; può raggiungere rapporti favorevoli con figli o nipoti, praticare sport… il tutto compatibilmente con le sue risorse fisiche e intellettive.
In casi meno favorevoli c’è un progressivo ritiro dalla vita sociale, con interesse dell’anziano più focalizzato su se stesso e sulle persone da cui dipende, strutturando la sua vita relazionale secondo schemi di accudimento, visite frequenti, ricerca dell’attenzione dei familiari…
Spesso l’anziano tende a organizzare la propria esistenza a seconda della sua personalità, con spesso minore flessibilità o maggiore irrigidimento bilanciato da maggiore tolleranza e maggiore resistenza alle frustrazioni.
Cambiamenti più negativi, come irascibilità, impulsività, disforia possono fare parte del Brain Organic Syndrome, un quadro degerativo vascolare all’esordio.
L’invecchiamento non deve essere una condizione di sofferenza senile inevitabile e immodificabile, ma come una condizione suscettibile di miglioramenti se vengono organizzati opportuni interventi psichiatrico-psicoterapici volti a stimolare adattamenti più convenienti e rendere le difese più efficaci.

Disturbi psichiatrici specifici dell’età senile
Essi hanno molti fattori eziologici, considerando poi la frequente compresenza di disturbi organici con ruolo precipitante-concausale che può nascondere temporaneamente i sintomi. Possono essere di diverso tipo:

• Disturbi specifici di questo periodo, come le demenze
• Disturbi più frequenti rispetto ad epoche precedenti come disturbi mentali organici acuti (stati confusionali, delirium)
• Disturbi psichiatrici come depressione, psicosi… con profili differenti rispetto all’età giovane.

Disturbi psicotici ad esordio tardivo
Non sono rare (10% di tutte le diagnosi psichiatriche degli ultrasessantenni al primo ricovero) forme di Schizofrenia paranoide e di Disturbo delirante cronico, soprattutto nelle donne (in postmenopausa, minore legami estrogenaci ai recettori dopaminergici). Sono favoriti da:

• Fattori di personalità (personalità premorbosa schizoide o paranoide)
• Fattori somatici (danni organici cerebrali)
• Fattori sociali (solitudine…)
• Fattori genetici e familiari

Sintomi caratteristici: idee deliranti, spesso persecutorie, con a volte allucinazioni uditive. Rari altri sintomi come catatonia o sintomi psicomotori.
Diagnosi differenziale si fa con delirium e demenza, disturbo dell’umore con sintomi psicotici…

Schizofrenia residua
In soggetti schizofrenici che raggiungono l’età senile, si ha riduzione degli aspetti positivi (deliri, allucinazioni, eloquio disorganizzato) e prevalenza di quelli negativi (appiattimento degli affetti, ritiro sociale…) con in più un globale deterioramento mentale. Si ha poi riduzione dell’iniziativa, sedazione, rigidità, spesso in seguito a lunghe terapie neurolettiche.
Si può riscontrare parafrenia tardiva, ovvero un quadro con deliri e allucinazioni, frequenti alterazioni dell’umore (depressione - ipomania).

Depressione
Nella terza età sono più frequenti sintomi depressivi, ma con bassa prevalenza di DDM (1%) o Distimia (2%). Può essere confusa con ritiro o demotivazione senile, preoccupazioni ipocondriache, come conseguenza normale di una malattia organica.
La depressione è il disturbo psichiatrico più frequente dell’anziano, superata solo dalla demenza dopo i 75 anni. Più in generale le più frequenti sono le Sindromi Ansioso Depressive. La Depressione organica deriva da una malattia somatica.

Se i sintomi cognitivi non hanno un’eziologia accertabile, si parla di pseudodemenza depressiva.
Essa può assumere il disturbo depressivo della senilità, in cui spesso i deficit cognitivi sono più presenti di depressione o ansia. Le differenze con i pz affetti da demenza sono:

• Insorgenza più rapida e insidiosa
• Storia familiare più di depressione che di demenza
• Umore depresso più che irritabile
• Astenia, apatia, anoressia invece che comportamento disorganizzato
• Molto raramente disturbi del linguaggio
• Prestazioni ai test meno compromesse

Si calcola che la Pseudodemenza si presenta nel 15% degli anziani depressi.

Disturbi d’ansia, somatoformi, del sonno
Il più frequente è il disturbo d’ansia generalizzato. Spesso può essere la degenerazione di episodi d’ansia non molto rilevanti avuti in passato. Valutare comunque se è secondario ad una paura giustificata, come la debolezza o la consapevolezza di riduzioni di capacità.
I disturbi somatoformi sono molto frequenti, per la presenza frequente di malattia, per i maggiori lutti che si hanno intorno a quest’età, per la crescente ipocondria. Lo psichiatra di fronte a ipocondria deve escludere la presenza di una patologia più grave, come per esempio Depressione Maggiore.
I disturbi del sonno, molto più frequenti negli anziani, e il conseguente largo uso di farmaci ipnotici o ansiolitici, sono spesso una causa del disagio psichico senile.

Disturbi da alcool e altre sostanze
La dipendenza da alcool spesso è già nell’età adulta. Arrivato alla senilità questi hanno soprattutto patologie psicorganiche degenerative (demenza alcolica, sindrome di Korsakoff, Wernicke…), le quali spesso sono le cause dell’intervento psichiatrico.
L’abuso di alcolici o di farmaci non è tutt’altro che raro però che insorga nell’età senile (10% della patologia geriatrica). In genere sono tentativi autoterapici di combattere ansia, insonnia, disagi da malattie.

Elementi generali di terapia
Lo scopo è migliorare la qualità della vita dell’anziano, che spesso consiste nel favorire e mantenere il suo adattamento alla vita precedentemente condotta, cercando di evitare ospedalizzazioni o case di riposo. Gli psicofarmaci in questa età sono molto diffusi. Ricordarsi che determinati parametri sono alterati (emività più lunga, riduzione di metabolismo…) e che vanno monitorati molti parametri tra cui dosaggi, pressione, attività cardiaca, ridotti assorbimenti e escrezioni. Vengono usati antidepressivi, antipsicotici (deliri, allucinazioni), con i quali bisogna fare molta attenzione in presenza di altri farmaci già somministrati ai pz.
La psicoterapia è molto usata rispetto al passato, per contrastare i numerosi problemi correlati a quest’epoca della vita. Si usano anche psicoterapie di gruppo e assistenza psicosociale, fondamentale a quest’età (molti ne hanno bisogno), in comunità o non.