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lunedì 30 gennaio 2012


I rifiuti

I rifiuti urbani si distinguono in:
- Rifiuti domestici
- Rifiuti stradali e di aree pubbliche
- Rifiuti vegetali da aree verdi pubbliche e private
- Rifiuti cimiteriali (compresi quelli da esumazione ed estumulazione)

I rifiuti speciali sono prodotti da:
- attività agricole
- attività industriali
- attività artigianali
- attività commerciali e servizi
- attività sanitarie
- demolizione, costruzione e scavo

I rifiuti sanitari assimilabili ai rifiuti urbani :
- residui di pasti e ristorazione
- spazzatura
- contenitori vari es. sacche e contenitori per urine
- indumenti e lenzuola monouso, pannolini e pannoloni
- gessi ortopedici
- rifiuti a rischio infettivo che siano stati sterilizzati

I rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo : contengono sostanze tossiche o nocive e richiedono trattamenti e smaltimenti particolari

I rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo : rifiuti provenienti da reparti o stanze d’isolamento
oggetti contaminati con sangue o altri liquidi biologici provenienti da qualsiasi reparto

I rifiuti sanitari che richiedono particolari modalità di smaltimento :
- organi e pezzi anatomici
- animali da esperimento
- farmaci

I rifiuti pericolosi: contengono sostanze tali da presentare un pericolo per la salute e per l’ambiente:
- farmaci
- pile esauste
- batterie esaurite

Gestione dei rifiuti
- riduzione della produzione dei rifiuti
- prodotti in contenitori ricaricabili e riutilizzabili, eliminazione di involucri non necessari
- raccolta differenziata e recupero, reimpiego, riciclaggio
- plastica, carta e cartoni, vetro, alluminio, legno, frazione organica (residui alimentari di origine vegetale e animale, scarti vegetali provenienti da giardini pubblici e privati).
- con opportuni trattamenti i rifiuti organici possono essere trasformati in “compost”.
I rifiuti devono essere triturati e immessi in reattori per avviare il processo di fermentazione ad opera di microrganismi saprofiti, che si riproducono a spese delle sostanze organiche.
La fermentazione aerobia si fa proseguire accumulando i rifiuti all’aperto : nei cumuli si ha in breve tempo un rilevante aumento di temperatura (fino a 65-70°C) che poi decresce lentamente.
Rivoltando periodicamente i cumuli per fornire l’ossigeno necessario alla continuazione del processo, si determinano nuovi aumenti di temperatura seguiti da lenta diminuzione.
Il processo di compostaggio si considera terminato quando rivoltando i cumuli non si hanno più aumenti di temperatura; ciò accade in circa 2-3 mesi.
Il prodotto finale, il “compost”, è una massa soffice, porosa, di colore bruno con l’odore non sgradevole del terriccio, in cui la demolizione delle sostanze organiche è solo parziale.
Esso offre tutte le garanzie di salubrità, poiché le elevate temperature raggiunte nella fase di compostaggio inattivano microrganismi patogeni e uova di elminti.
Può essere utilizzato come “ammendante” di terreni agricoli.
Il potere fertilizzante può essere aumentato mescolando ai cumuli di rifiuti solidi organici i fanghi degli impianti di trattamento delle acque reflue

Smaltimento
- smaltimento delle componenti residue con modalità rispettose della salute della popolazione e della qualità dell’ambiente
- incenerimento : dà luogo a ceneri e scorie che rappresentano il 10% in volume e il 30% in peso dei rifiuti di partenza. Le scorie di combustione possono:
  • essere accumulate in discariche
  • essere impiegate come materiale di riempimento per lavori edili e stradali
  • essere utilizzate come componente di conglomerati cementizi
Gli inceneritori più moderni sono dotati di sistemi per il recupero dell’energia termica e sono indicati come termovalorizzatori.
- discariche controllate : tre tipi di discariche : per rifiuti inerti, per rifiuti solidi urbani e per rifiuti pericolosi. La struttura della discarica deve essere tale da isolare i rifiuti dal terreno, disponendo dal fondo verso la superficie, un rivestimento isolante costituito da uno strato di argilla e una membrana di materiale plastico e, sopra di questo, uno strato di sabbia con una rete di condutture per il drenaggio del percolato. Al termine di ogni giornata lavorativa gli strati di rifiuti sono ricoperti con terra, mista eventualmente a ghiaia, ciottoli per uno spessore di 20-30 cm. L’impianto deve essere completato da un sistema di camini di esalazione per il recupero del biogas che si produce da processi biochimici che avvengono ad opera di microrganismi che attaccano la frazione organica dando luogo alla produzione di anidride carbonica e di metano.

mercoledì 25 gennaio 2012


Additivi alimentari

- Nitrati e nitriti: queste sostanze hanno anche un effetto conservativo, ma la loro aggiunta ha principalmente gli scopi di mantenere il colore della carne impedendone l’ossidazione, di contribuire alla formazione dell’aroma proprio delle carni insaccate.
In quantità stabilite il loro uso è consentito.
L’acido nitroso, derivante dai nitrati (dopo la loro riduzione a nitriti da parte di microrganismi residenti nell’apparato digerente) possiede elevata reattività e può dare luogo a numerosi nitrocomposti; tra questi sono di particolare interesse le nitrosammine che sono cancerogene (attività cancerogena esplicata da un derivato metabolico prodotto a livello epatico e dimostrata su animali ma relativamente a quantità di molto superiori a quelle presenti negli alimenti).

- Emulsionanti, addensanti, dolcificanti, aromatizzanti, coloranti

venerdì 20 gennaio 2012


Igiene degli alimenti - La conservazione

Molti alimenti vanno rapidamente incontro ad alterazioni delle caratteristiche organolettiche (aspetto, consistenza, colore, odore, sapore) e delle proprietà nutritive causate da esoenzimi microbici (batteri, lieviti, muffe) e da enzimi loro propri.
I diversi metodi di conservazione hanno l’effetto di:
  • uccidere o sospendere le attività vitali dei microrganismi saprofiti responsabili delle alterazioni degli alimenti
  • uccidere o sospendere le attività vitali dei microrganismi patogeni
  • inattivare gli enzimi propri degli alimenti
La conservazione può essere attuata con procedimenti o mezzi fisici (disidratazione, calore, freddo, irradiazione, microonde) e chimici (sale, acidi, alcol, olio, reazioni complesse)

Disidratazione
Esposizione ad aria riscaldata intorno a 70°C in forni
- Liofilizzazione: congelamento e successiva disidratazione sotto vuoto per sublimazione
- Affumicatura (nel fumo sono presenti sostanze batteriostatiche e battericide ma anche sostanze cancerogene come il benzopirene)
- Essiccamento al sole

Calore

Alcuni alimenti possono essere sottoposti alla sterilizzazione, in recipienti chiusi ed a temperatura superiore a 120°C per più di 15 minuti. In tale modo si ottiene l’uccisione anche delle spore e la possibilità di conservazione, praticamente illimitata, a temperatura ambiente. Non tutti gli alimenti, però, sono adatti ad essere sterilizzati senza subire alterazioni organolettiche e diminuzione del valore nutritivo

Freddo

Quando la temperatura viene mantenuta poco al di sopra dello 0 (di solito fra 0 e +4°C) si parla di refrigerazione.
La refrigerazione impedisce la moltiplicazione dei batteri patogeni, ma alcuni microrganismi saprofiti (batteri e miceti) possono continuare a moltiplicarsi, anche se lentamente con alterazione degli alimenti.
Alle temperature di congelamento (inferiori a -18°C) non si ha moltiplicazione microbica, ma alcuni processi enzimatici possono svolgersi, seppure lentamente, e produrre dopo tempo delle alterazioni. Anche se per diversi alimenti (carne, pesce) il congelamento è un buon mezzo di conservazione perché mantiene praticamente inalterato il loro valore nutritivo, esso è inapplicabile ad altri (es. frutta); infatti, la formazione di cristalli di ghiaccio porta a rottura delle cellule.
Per ovviare a questi inconvenienti si ricorre alla surgelazione o congelamento rapido che consiste nel sottoporre l’alimento ad un rapido abbassamento della temperatura in maniera da raggiungere temperature inferiori a -18°C in un tempo massimo di 4 ore.
In questo modo anche gli alimenti vegetali conservano a lungo inalterate le loro caratteristiche organolettiche e il valore nutritivo.
Poiché all’atto dello scongelamento buona parte dei microrganismi riprende a moltiplicarsi, è necessario che gli alimenti siano esenti da batteri patogeni prima del congelamento.

Radiazioni ionizzanti

Raggi beta e gamma.
A seconda della dose si può ottenere la distruzione di tutti i microrganismi e parassiti, con sterilizzazione dell’alimento, o soltanto l’uccisione dei patogeni.

Microonde

Poiché le microonde non attraversano il metallo, occorrono confezioni particolari.

Conservanti chimici

- Cloruro di sodio (sale da cucina) : lega l’acqua libera e la rende indisponibile per i microrganismi
salatura a secco o salamoia in cui immergere l’alimento
- Saccarosio (zucchero da cucina) : lega l’acqua libera e la rende indisponibile per i microrganismi
- Aceto (acido acetico) : i bassi valori di pH impediscono lo sviluppo dei batteri patogeni
- Alcol etilico

domenica 15 gennaio 2012


Igiene degli alimenti - il latte

Secondo la nostra legislazione con il termine “latte” non seguito da altra specificazione si intende quello di mucca, mentre per altri animali deve indicarsi la specie di appartenenza (es. latte di capra, latte di bufala ecc.)
Nel latte si trovano tutte e tre le sostanze energetiche e plastiche di cui ha bisogno il nostro organismo: proteine (che contengono tutti gli aminoacidi essenziali), grassi, zuccheri.
Sono presenti anche Sali minerali (calcio, fosforo), vitamine, enzimi, ormoni, elementi in tracce e gas disciolti (questi ultimi conferiscono al latte appena munto il suo gusto particolare).
Il lattosio, un disaccaride costituito da glucosio e galattosio, è lo zucchero quantitativamente preponderante nel latte; per attacco enzimatico della sua molecola ad opera dei batteri lattici si ha la produzione di acido lattico, che coagula il latte agendo sul caseinogeno.
I lipidi si trovano sotto forma di globuli di grasso che tendono ad affiorare spontaneamente formando uno strato denso superficiale (crema o panna); con l’omogeneizzazione, ottenuta sottoponendo il latte a forti pressioni, i globuli di grasso vengono frammentati e ridotti a dimensioni così piccole da evitare il loro affioramento.
Il latte intero per legge non deve contenere meno del 3% di grassi, il latte parzialmente scremato non meno dell’1% e non più dell’1,8%, il latte scremato deve contenere meno di 0,5% di grassi.

Contaminazione microbica

I batteri normalmente presenti nei condotti escretori della mammella passano nel latte al momento della mungitura.
Fra questi si trova lo Streptococcus lactis che è capace di moltiplicarsi anche a bassa temperatura e di fermentare il lattosio, producendo abbassamento del pH e coagulazione delle proteine.
I batteri possono provenire dalla pelle dell’animale, dalle mani del mungitore o dalle macchine per la mungitura meccanica, dai recipienti di raccolta, dall’ambiente in cui si effettua la mungitura.
Il numero di batteri che contaminano il latte è tanto maggiore quanto meno è curata la pulizia degli animali, delle persone, degli utensili e dell’ambiente.
Subito dopo la mungitura si trovano da 100 a 10.000 batteri per millilitro.
Da un punto di vista igienico-sanitario il problema maggiore è costituito dalla possibilità che il latte sia contaminato da microrganismi patogeni.
- Microrganismi patogeni:
  • Streptococchi e Stafilococchi patogeni possono trovarsi nel latte di mucche affette da mastite
  • Micobatteri tubercolari bovini eliminati con il latte a seguito della localizzazione mammaria dell’infezione
  • Brucelle
  • Batteri patogeni enterici (es. Salmonelle, Campylobacter jejuni, Yersinia enterocolitica) che contaminano il latte durante o dopo la mungitura
Con la pulizia degli animali, del personale, delle attrezzature e dell’ambiente è possibile ottenere la riduzione del numero dei batteri non patogeni, aumentando così la conservabilità del latte.
L’assenza di microbi patogeni può essere ottenuta solo evitando l’infezione degli animali e dei mungitori.

Risanamento e conservazione

I trattamenti di risanamento mirano in primo luogo ad inattivare gli eventuali microrganismi patogeni presenti, ma hanno effetto anche sui batteri lattici e sui microrganismi saprofiti responsabili di alterazioni.
Il latte destinato agli scambi intracomunitari non deve contenere,prima dei trattamenti di bonifica termica, più di 100.000 batteri e più di 400.000 leucociti per millilitro.
In ogni caso, i trattamenti termici di pastorizzazione e di sterilizzazione sono in grado di eliminare ogni microrganismo patogeno.
Anche se teoricamente è possibile una bonifica in ambiente domestico mediante bollitura, non è consentito mettere in commercio a scopo alimentare diretto latte che non sia trattato termicamente con metodi industriali, con l’unica eccezione del latte crudo certificato che può essere fornito solo dal produttore al consumatore.

Pastorizzazione: l’inattivazione dei microrganismi patogeni si accompagna ad una rilevante riduzione dei microrganismi saprofiti (abitualmente superiore al 99%).
Le combinazioni tempo/temperatura utilizzate sono 72°C per 15 secondi, 80°C per 2 secondi, 90°C per 1 secondo.
Il latte deve essere conservato a temperatura di refrigerazione perché una quota non insignificante di batteri saprofiti abitualmente sopravvive al trattamento termico; anche a temperatura di frigorifero però tali germi si moltiplicano e alterano le caratteristiche organolettiche del latte, sicchè la validità del latte pastorizzato è limitata a 4 giorni

Sterilizzazione: è quel trattamento che oltre a determinare l’inattivazione di tutti i patogeni assicura la distruzione o impedisce definitivamente la moltiplicazione anche di tutti gli altri microrganismi e assicura lunghi periodi di conservazione anche a temperatura ambiente.
Esistono due principali metodiche di sterilizzazione del latte:

  1. UHT (Ultra Hight Temperature) : prevede un trattamento a 135°C per 1 secondo o combinazioni tempo/temperatura equivalenti, seguito da raffreddamento e confezionamento asettico in contenitori di cartoncino plastificato ed impermeabilizzato con uno strato di alluminio oppure in recipienti di plastica fusi e stampati al momento
  2. La seconda metodica di sterilizzazione comprende un trattamento UHT seguito da imbottigliamento, chiusura delle bottiglie e trattamento in impianti analoghi alle autoclavi (torri di sterilizzazione)

Il periodo di conservazione, peraltro solo indicativo, del latte UHT è di 90 giorni, quello del latte sterilizzato in bottiglia di 180 giorni; le differenze sono in rapporto al fatto che nel latte UHT residuano, per la minore intensità complessiva dei trattamenti termici, maggiori quantità di lipasi e proteasi termoresistenti elaborate dai batteri; ciò porta ad una più rapida alterazione delle caratteristiche organolettiche, senza peraltro che ciò comporti problemi per la salute

Controlli

Per il latte pastorizzato il controllo più rapido è costituito dalla prova della fosfatasi, un enzima presente nel latte e la cui resistenza al calore è superiore a quella dei micobatteri tubercolari (i quali a loro volta, fra i batteri non sporigeni, sono quelli più resistenti); se l’enzima risulta inattivato dopo il trattamento termico, si è certi che anche tutti i batteri sono stati inattivati.
Per il latte sterilizzato, dopo conservazione delle confezioni chiuse a +30°C per 15 giorni e a +55°C per 7 giorni, non si devono manifestare alterazioni palesi del latte.

Derivati del latte

Lo yogurt è un prodotto costituito da latte acidificato. L’acidificazione del latte è una tecnica per prolungare la conservabilità e diminuire il rischio infettivo; infatti lo sviluppo di batteri lattici capaci di fermentare il lattosio con produzione di acido lattico, inibisce la moltiplicazione di altri microrganismi. Lo yogurt viene preparato con latte pastorizzato o sterilizzato inoculato con Lactobacillus bulgaricus e Streptococcus thermophilus.

La crema, il burro e i formaggi, i gelati, vengono prodotti da latte pastorizzato.

Il latte in polvere è preparato per disidratazione e contiene meno del 5% di acqua; pertanto non è possibile che vi sia moltiplicazione microbica

Il latte condensato contiene il 40-45% di saccarosio.

martedì 10 gennaio 2012


Tossinfezione da Vibrio parahaemolyticus

- Sorgenti di infezione : crostacei, molluschi, pesci

- Incubazione : 12-24 ore ma può andare da 4 a 96 ore

- Sintomi : nausea, vomito, diarrea, dolori addominali, febbre

I sintomi regrediscono generalmente in poche ore, ma talvolta è necessario il ricovero in ospedale per il ripristino dell’equilibrio idrosalino (in individui in cattive condizioni generali e non opportunamente assistiti, si può giungere all’esito mortale).

giovedì 5 gennaio 2012


Tossinfezione da Bacillus cereus

B. cereus è un bacillo sporigeno aerobio Gram-positivo responsabile di due diversi tipi di tossinfezioni alimentari che, per il periodo di incubazione ed il quadro clinico richiamano l’una la tossinfezione da C. perfringens, l’altra la tossinfezione da stafilococchi:
  1. Tossina termolabile che causa diarrea
  2. tossina termostabile che causa vomito
- Diagnosi: isolamento del microrganismo da residui alimentari, dal vomito, dalle feci