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domenica 30 maggio 2010


Fascite necrotizzante

Si ha soprattutto in soggetti in scadenti condizioni generali (HIV, diabetici). Si sviluppa soprattutto agli arti, meno ad addome e genitali. Può essere una complicazione di un'erisipela, soprattutto se trattata con FANS.
L'agente eziologico è lo streptococco di gruppo A nel 10%, mentre più spesso ha eziologia mista.
Il quadro è drammatico e inizia con febbre elevata e rapida sepsi. La cute è violacea con bolle che evolvono in escare. A questo punto gli antibiotici sono inutili e la necrosi si estende rapidamente. Ci si salva solo con la chirurgia. Mortalità 20-40%.

martedì 25 maggio 2010


Erisipela

Processo infettivo acuto che interessa il derma profondo e l'apparato linfatico.
Ha frequenza e recidive in aumento. I più colpiti sono donne, anziani, bambini, portatori di linfedema e/o ulcere degli arti inferiori.
Clinica: ha esordio improvviso con febbre alta (40°), con brividi e malessere. Compare poi una chiazza molto eritematosa, rilevata, calda, a bordi netti con digitazioni periferiche. Superficie liscia e lucida ma agli arti inferiori può presentare bolle, petecchie e zone purpuriche o necrotiche. E' presente normalmente una linfoadenopatia regionale.
A volte guarisce ma ricompare poi poco distante (erespiela migrante).
Le zone più colpite sono il volto (in diabetici) e le gambe (in donne con ulcere da stasi venosa).
Il decorso è variabile, da forme lievi a possibili splenomegalia e glomerulonefrite.
Eziologia: soprattutto streptococco β-emolitico di gruppo A. Fattori favorevoli sono stasi linfatiche, chirurgia (safenectomia) e diabete.
Diagnosi: facile. Va distinta dall'eritema nodoso, in cui mancano febbre con brividi e l'eritema è lineare e non da strutture vascolari. Se a caviglia o piede, difficile distinguere dalla gotta (in cui però il movimento della caviglia è molto doloroso).
Terapia: sistemica con cefalosporine e macrolidi. All'inizio della terapia può esserci un breve
peggioramento. Non usare FANS, sembrano facilitare la fascite necrotizzante.

giovedì 20 maggio 2010


Impetigine volgare

Frequente, infantile, contagiosa, presenta due forme:
-non bollosa, epidemica, a eziologia mista, anche streptococcica. Sono il 70%, spesso si hanno in estate. La lesione primitiva è una vescicola subcornea molto fragile con alone eritematoso. Alla rottura si rapprende in croste giallo-brunastre. Si estende perifericamente. Sono interessati volto e arti, in sedi di traumi o di punture di insetto. Mucose e regioni palmo-plantari sono risparmiate.
È favorita da traumi superficiali, contatto con terra o sabbia marina, clima caldo-umido e presenza di dermatite atopica, in cui è difficile distinguere la complicazione.
L'impetigine da S. pyogenes è nel 5% causa di glomerulonefrite post-streptococcica, che di solito si risolve senza sequele.
- bollosa, sporadica, da stafilococchi. Esordisce con una bolla subcornea di qualche cm, di norma più resistente. Le zone interessate sono le stesse della precedente.
Di solito è sufficiente terapia topica antibiotica.
Temibile è la variante necrolisi epidermica stafilococcica del lattante o SSSS per gli anglosassoni (staphylococcal scalded skin syndrome).

sabato 15 maggio 2010


Tungiasi

Parassitosi causata dall’insetto Tunga penetrans o da specie correlate, originario dell’America del Sud e poi diffuso in Africa e Asia del Sud. Si verifica in questi paesi o in turisti che hanno visitato queste località.
Tunga penetrans è la più piccola pulce conosciuta, 1 mm di lunghezza. Le larve diventano mature in 3 settimane. La femmina si annida di solito sotto l’unghia di un dito del piede e sporge con l’addome, di consistenza molliccia. Qui depone le uova che si schiudono in 14 giorni. La femmina muore poco dopo.
Clinica: la penetrazione dell’insetto nella cute può essere inavvertito. Si può notare solo un punto scuro sulla pianta del piede o sotto un’unghia. Presto però si sviluppa un nodulo infiammatorio (corrispondente all’addome pieno della pulce) dolente con secreto purulento. Comprimere questo nodulo porta la fuoriuscita di numerose uova.
Sono possibili lesioni multiple e sovrapposizioni batteriche.
Terapia: la pulce va rimossa con pinzette applicando possibilmente etere o cloroformio. A volte serve un’escissione chirurgica. Meglio fare anche profilassi antibiotica. La profilassi consiste nell’uso di scarpe nelle zone a rischio.

lunedì 10 maggio 2010


Pediculosi

Causata da insetti (pidocchi) dell’ordine Phthiraptera.
Hanno elevata specificità per l’ospite. L’uomo può essere parassitato da due specie, Pediculus
humanis e Phtirus pubis (piattola o pidocchio del pube). Pediculus humanis ha due varianti, una infesta la testa, l’altra il corpo e i vestiti. Morfologicamente sono uguali, possono incrociarsi ma mantengono la loro preferenza territoriale.
Tutti i pidocchi si nutrono del sangue dell’ospite direttamente da un vaso sanguigno che
raggiungono grazie al loro particolare apparato buccale dotato di stiletto.
Pediculus humanus capitis: la femmina è più grande del maschio (3-4 mm); grigio chiaro,
di forma ovoidale, appiattiti dorso-ventralmente. Hanno vita di 40 gg circa, depongono anche 300 uova che vengono cementate alla base del capello. Le uova sono ovali, di colore indefinito simile alla cute, si schiudono dopo 8 giorni e rilasciano le ninfe, che maturano in 10 gg.
Pediculus humanus corporis: morfologicamente identico, ha come habitat i vestiti sulle cui fibre depone le uova. Il lavaggio li elimina quindi gli infestati sono caratterizzati da scarsa igiene personale.
Phtirus pubis: è più corto e più largo, presenta artigli più lunghi con cui si aggrappa ai peli dell’ospite. Cementa le uova alla base dei peli, hanno colore bruno chiaro. Colpisce pube, ascelle, ciglia, sopracciglia, barba.

Pediculosi del cuoio capelluto
Epidemiologia: si ritrova ovunque. Un fattore predisponente è l’affollamento. Non vi è sicura associazione con cattiva igiene e povertà. È più frequente nei bambini e nelle femmine. Il contagio avviene per contatto testa-testa e meno tramite pettini o cappelli.
Clinica: prurito a livello del cuoio capelluto. Può verificarsi un’infezione piogenica secondaria al grattamento, con impetigine localizzata che può portare anche linfoadenopatia. È più facile ritrovare uova rispetto a parassiti adulti. Si possono scambiare le uova schiuse con la forfora.
Terapia: malathion, un insetticida che va lasciato in sede per 15 minuti seguito da un lavaggio accurato. Si ripete dopo 8 giorni. Si può usare anche permetrina crema 5%, lasciata in sede per 10 minuti, da riapplicare dopo 8 giorni. In caso di sovrapposizione batterica, somministrare antibiotici.

Pediculosi del corpo
Epidemiologia: diffusa in tutto il mondo, soprattutto nei barboni. La trasmissione avviene per contatto corporeo e per scambio di vestiti parassitati.
Clinica: prurito. È dovuto alla sensibilizzazione ad antigeni salivari del parassita. Si ha grattamento in tutto il corpo e se dura da molto tempo si può avere pigmentazione diffusa e linfoadenopatia generalizzata dovuta a sovrapposizione batterica.
Il pidocchio del corpo può essere vettore di tifo epidemico, febbre delle trincee, febbre ricorrente (Rickettsie e Borrelia).
Terapia: disinfestazione dei vestiti con lavaggio con acqua calda (> 60 °C) o con lavatura a secco.

Pediculosi del pube
Epidemiologia: l’incidenza non è molto conosciuta, ma pare sia più frequente in giovani adulti sessualmente attivi. Infatti l’infestazione avviene per stretto contatto fisico, meno tramite indumenti o contatto con peli infestati.
Clinica: prurito, soprattutto la notte. L’esame dell’area pubica mostra i parassiti e le lendini adese sui peli. Si possono trovare anche in altre sedi (ascella, ciglia...). Si possono osservare inoltre le feci del pidocchio, come puntini color ruggine, sulla cute o sugli indumenti intimi. Raramente compaiono le macule cerulee, chiazze bluastre sul tronco o sull’addome dovute all’azione del secreto salivare del parassita sul sangue dell’ospite.
Terapia: se localizzata sulle ciglia, ossido giallo di mercurio 2% in unguento oftalmico 2 volte al giorno per 8 giorn. Se sono pochi si possono asportare con una pinza, risolvendo subito il problema.
Nelle altre sedi, malathion nella stessa modalità espressa precedentemente.

mercoledì 5 maggio 2010


Scabbia umana

Causata da una singola specie di acari, Sarcoptes scabiei (classe Arachnida).
La femmina adulta di questo parassita è lunga 0,4 mm e larga 0,3 mm. Hanno 4 paia di zampe corte dotate di ventose e setole, colorito biancastro, dorso con striature.
La femmina scava un piccolo cunicolo nell’epidermide in cui deposita uova e feci. Vi resta per 4-6 settimane tempo che impiegano le uova per schiudersi. Le larve a loro volta scavano
altri cunicoli più stretti, nei quali si trasformano in ninfe e poi in acari adulti.
I cunicoli vengono scavati in zone povere di follicoli pilo-sebacei e sono in media 12 (nella scabbia norvegese possono essere migliaia).
Epidemiologia
Interessa tutte le razze e le classi sociali. È associata a scadenti condizioni igieniche.
Colpisce tutte le età ma è più comune nei bambini. Viene trasmessa attraverso contatti fisici,
raramente tramite vestiti o lenzuola. Lontano dall’ospite il parassita sopravvive 24-72 h a 21 °C e 40-80% di umidità.
Clinica
E' dominata dal prurito. Peggiora di notte e insorge 3-6 settimane dopo il contagio, in coincidenza con la comparsa di papule infiammatorie. Risparmia volto e cuoio capelluto.
Lesioni tipiche sono il cunicolo, rosso chiaro, poco rilevato, tortuoso, lago 1 mm e lungo 5-10 mm, con un estremo più superficiale (ingresso). Compaiono sui polsi, mani, spazi interdigitali, piedi, genitali.
Le papule e i noduli pruriginosi sono dovuti all’ipersensibilità agli acari e ai loro prodotti, insorgono soprattutto in ascelle, areole mammarie, addome (intorno all’ombelico), glutei. I genitali maschili hanno spesso noduli evidenti, quindi in caso di sospetto, visionarli.
Alcune volte possono presentarsi aree eczematose che possono mascherare la diagnosi. Usando steroidi topici si può impossibilitare la diagnosi. Sono possibili sovrainfezioni dovute al grattamento.
Nei bambini possono essere presenti più cunicoli, anche a capo e collo, e vescicole un po’ ovunque, comprese le regioni palmo-plantari.
La scabbia norvegese è più facile che si presenti in soggetti con neuropatie sensitive o demenza, per minore apprezzamento del prurito. In questi casi, vi sono molte aree corporee squamocrostose, fissurate ed edematose.
Terapia
Permetrina 5% in crema in sede per 8-12 ore. Necessaria anche la disinfestazione mediante lavaggio della biancheria personale e del letto. Visitare e/o curare contemporaneamente
tutti i membri a contatto con il soggetto, anche asintomatici.